Il Diritto e le Due Guerre Mondiali

Prospetto Temporale: 1914 d.C. - 1945 d.C.

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Il Diritto e le Due Guerre Mondiali
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Diritto moderno e contemporaneo
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

Il Diritto nella prima guerra mondiale

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Nel 1914 scoppia la prima guerra mondiale. Un evento del genere scuote violentemente l'intero ordine del diritto e in primo luogo lo sconvolge nei meccanismi della produzione legislativa che, vista l'urgenza e l'eccezionalità, si trasforma in interventi legislativi massicci e spesso sotto forma di decretazione. Francesco Ferrara, che ha analizzato e commentato questa fase storica, si è chiesto se però il diritto creato in questa fase fosse solo contingente e necessario oppure avesse i germi di un nuovo diritto, cosa che sembra essere un'affermazione vera se si tiene conto dei numerosi passi in avanti riguardo alla condizione della donna oppure in materia di adempimento, la previsione che il debitore in stato di debolezza economica possa non adempiere oppure il principio dei danni di guerra che poi saranno applicati alla Germania.

Come detto la decretazione del potere esecutivo diventa una normale fonte di produzione del diritto espropriando il potere che fino ad allora era stato intoccabile del Parlamento. Anche il giudizio si trasforma per diventare più rapido con camere arbitrali e giudizi di equità.

Il Comunitarismo Weimeriano

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Terminata la prima guerra mondiale, la sconfitta Germania, organizza, nel 1919, l'Assemblea Costituente chiamata a dare vita a un nuovo Reich repubblicano in sostituzione del decaduto governo imperiale guglielmino. L'Assemblea Costituente, composta da varie e frammentarie ideologie riuscì faticosamente ad approdare a una soluzione che evitasse di riassumere uno stato liberale come quello precedente. Il Comunitarismo fu il risultato. Spinti da Otto von Gierke, Sinzheimer e Preuss si diede allo Stato una visione di comunità dove lo Stato non è tanto un'associazione di individui uniti da un comune destino ma un'associazione di individui già uniti in gruppo.

Con la Repubblica di Weimer abbiamo una prima forma di Stato Sociale dove lo Stato non solo garantiva le libertà, anche come nello Stato Liberale, vedi il diritto di proprietà, ma anche prevedeva doveri affinché si creasse quella comunità solidale che poi sarà al centro delle forme di Stato Sociale postguerre.

Cambia anche la figura al centro della Costituzione. Non vi è più il soggetto proprietario ma il soggetto lavoratore perdendo, in una società aperta e multiclasse, la sua individualità ma diventando astratto in un'unica comunità. Ma alla fermezza di una Carta Costituzionale frutto di una Comunità e non più una Carta dei Diritti concessa dal Sovrano, non ci fu una concreta effettività a livello giuridico.

Il Diritto Socialista dell'Unione Sovietica

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L'influenza bizantina e la fede cristiana ortodossa hanno fin dalla sua nascita come Stato influenzato la Russia dandogli una struttura statale e di diritto separato da quello dell'Europa occidentale. Questo non significa che in alcuni casi vi sia stato un influsso occidentale, si pensi solo all'Illuminismo arrivato in Russia attraverso il Regno di Caterina II.

In sostanza lo stato si caratterizzava, fino alla rivoluzione del 1917, come un'autocrazia di stampo orientale. Fino alla Rivoluzione il diritto russo si componeva in sostanza di due strati: un diritto popolare di origine consuetudinaria e un diritto legislativo ufficiale che componeva un nutrito corpo legislativo. Questa forma di diritto veniva indicata dal ministro degli zar Alessandro I e Nicola I, Michail Michailovic Speranskij, come un diritto che aveva un tono di originalità endo-russa proprio perché trovava la sua origine nello Stato Russo.

Nel 1917, in ottobre, avvenne la seconda rivoluzione bolscevica, con l'istituzione dell'Unione Sovietica. Alla base dell'Unione Sovietica vi era il progetto di Lenin di creare una dittatura del proletariato in sostituzione del vecchio Stato zarista poiché, secondo Lenin, l'unico stato democratico era quello proletario. Unico partito era il Partito Comunista che si rivedeva in pieno negli ideali proletari e anche se lo Stato non si identificava con il partito pienamente ugualmente lo stesso era nelle mani di quest'ultimo. I primi anni furono della cosiddetta Rivoluzione Permanente con una serie di decretazioni di organi statali e di partito atti a regolare un processo rivoluzionario stabile. Fu però nel 1923 a sorgere l'esigenza di creare uno stato stabile che realizzasse un compromesso fra iniziativa economica dello Stato e dei privati. Nacque così la NEP o Nuova Economia Politica volta proprio a garantire un'autonomia economica sempre però sotto la guida statale. Permase però una divisione di codificazioni e diritti tra i vari Stati membri dell'Unione Sovietica.

A Lenin successe Stalin il quale continuò e portò a termine un'opera di codificazione del diritto che unisse anche i vari diritti dei diversi Stati membri dell'Unione Sovietica. A coadiuvarlo ci fu il giurista e ministro degli esteri dell'URSS, Andreij Vysinskij. In questo nuovo diritto l'espressa volontà del partito s'identificava con il diritto sovietico.

Il diritto nel regime totalitario italiano e tedesco

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I totalitarismi del Novecento di Italia e Germania hanno caratteristiche comuni che si possono ritrovare in entrambi:

  • l'imposizione di una ideologia unitaria.
  • l'esistenza di un unico partito di massa.
  • il ruolo determinate del capo.
  • la politicizzazione integrale dei rapporti sociali.
  • il controllo del comportamento sociale dei singoli.

Il fascismo agisce in maniera "subdola". Formalmente esso mantiene in piedi il vecchio alveo dello Stato di diritto con le sue istituzioni e il suo diritto, almeno nella prima fase della dittatura. Nella sostanza però esso lo sostituisce principalmente sul piano dei diritti fondamentali del cittadino con l'istituzione anche di un Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. La novità essenziale per l'Italia è il Partito unico cioè il Partito Nazionale Fascista che forma la classe dirigente e consente allo Stato di essere l'incarnazione della Nazione. Nel 1928 le vecchie istituzioni subiscono il primo colpo con creazione del Gran Consiglio del Fascismo e la coincidenza tra Capo dello Stato e Capo del Partito Fascista nella figura di Mussolini. Nel 1939 anche il Parlamento viene sostituito dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni. Sul piano del diritto il fascismo, anche spesso con normative aberranti (si pensi all'abolizione della libertà sindacale e di sciopero e di serrata e alla istituzione di magistrature speciali in materia di lavoro nel 1926), si prefigge la creazione di un diritto perenne ed è proprio in questa ottica che nel 1942 viene emanato il Codice Civile ancora oggi in vigore che traduce in diritto gli sforzi dottrinali e giurisprudenziali del Novecento. Questo fa comprendere come però nonostante ci fosse una dittatura la giurisprudenza di questo periodo fosse davvero oltre la contemporaneità ma creasse diritto lungimirante e intuitivo ancora per molti versi applicabile e usato oggi. Alla base del fascismo vi è l'ideologia corporativistica della società e dell'economia e cioè si rivolgeva lo sguardo sì all'individuo ma come esso è collocato all'interno di un gruppo ed è proprio grazie a questo raggruppamento che si creava un collegamento tra Società e Stato. Nemico del fascismo era quindi il liberalismo individualista e il bolscevismo collettivista.

In Germania vi fu invece il totalitarismo nazionale socialista del Cancelliere, dal 30 gennaio del 1933, Adolf Hitler. L'ascesa di Hitler fu agevole dato che la Germania viveva una profonda crisi economica e politica. Appena preso il potere Hitler sovvertì immediatamente i valori democratici della Repubblica di Weimer sospendendo le garanzie dei diritti fondamentali arrogandosi la facoltà di emanare leggi ordinarie e costituzionali che eliminassero la pluralità partitica, l'autonomia dei Länder, l'istituzione di tribunali speciali per i diritti politici e le famose leggi razziali. Fu proprio Hitler, con il suo Mein Keipf, a indicare i nemici del popolo negli ebrei visti come razza inferiore e parassitaria opposta alla razza superiore ariana. Vi è una nuova concezione di Popolo (Volk) ora unito da un legame genetico che è quello della razza. A differenza del fascismo il nazismo rompe tutti i legami con lo Stato precedente. Il nazismo crea un nuovo Stato che si identifica nel Partito e quindi identifica lo Stato stesso nel Führer visto anche come prototipo del popolo ed espressione della totalità del popolo stesso personificandola (si coglie qui la netta diversità con lo Stato Liberale). Non mancarono, anche in Germania, fini attività dottrinali e giurisprudenziali giuristiche (come quella dell'"Akademie Fur Deutsches Recht" guidata da Hans Frank) anche se qui molto più asservite al potere di Hitler. Il vecchio BGB fu ritenuto non più confacente alla nuova società tedesca e pertanto si avviò un progetto di un codice popolare che in realtà non fu mai realizzato.