I verbi latini (superiori)

È bene prima di studiare i verbi latini operare un confronto con quello che è il sistema italiano:

  • sia il verbo latino che quello italiano hanno tre diatesi: attiva, media e passiva per il latino, attiva, passiva e riflessiva per l'italiano. Le diatesi attiva e passiva sono le più frequenti in latino e corrispondono, nel significato, a quelle italiane. Nella diatesi attiva il soggetto logico o reale è anche il soggetto grammaticale nei verbi transitivi (es. i ragazzi mangiano la merenda) e con i verbi intransitivi (es. i ragazzi corrono). Nella diatesi passiva, in cui il soggetto subisce l'azione, il soggetto grammaticale è anche l'oggetto diretto (es. i ragazzi sono premiati dal giudice). Per quando riguarda la diatesi media, invece, che indica un'azione che il soggetto fa per sé o nel proprio interesse, in italiano è resa con vari modi e con verbi che in italiano si definiscono "riflessivi" (cingor "mi cingo") o "pronominali" (erĭgor "mi ribello"). Molti verbi latini hanno inoltre forma passiva ma significato attivo e sono detti deponenti, che si dividono in deponenti di senso medio (recordor "mi ricordo") e di senso attivo (hortor "esorto").
  • I verbi latini hanno otto modi:
    • tre finiti (cioè che si coniugano per persone): indicativo, congiuntivo e imperativo
    • cinque non finiti (cioè non coniugati per persone): infinito, participio, gerundio, gerundivo e supino.
      • il verbo italiano possiede gli stessi modi finiti, mentre in quelli non finiti mancano il gerundivo e il supino (il gerundio è tuttavia leggermente diverso).
  • in latino non esiste il condizionale, che viene espresso con il congiuntivo imperfetto e piuccheperfetto.
  • nei numeri e nelle persone non esistono differenze tra latino e italiano.
lezione
lezione
I verbi latini (superiori)
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Grammatica latina per le superiori 1
Avanzamento Avanzamento: lezione completa al 100%

Occorre prestare attenzione poi alla corrispondenza fra i tempi dei vari modi nelle due lingue. La tradizione grammaticale ha impiegato nomi differenti per chiamare nelle due lingue i tempi verbali.

Modo indicativo

Italiano Latino
presente presente
imperfetto imperfetto
futuro semplice futuro semplice
passato prossimo perfetto
passato remoto perfetto
trapassato remoto perfetto
trapassato prossimo piuccheperfetto
futuro anteriore futuro anteriore

Modo congiuntivo

Italiano Latino
presente presente
imperfetto imperfetto
passato perfetto
trapassato piuccheperfetto

Modo condizionale (non esistente come modo a sé in latino)

Italiano Latino
Presente congiuntivo imperfetto
Passato congiuntivo piuccheperfetto

Modo imperativo

Italiano Latino
presente presente
(manca) futuro

Modo infinito

Italiano Latino
presente presente
passato perfetto
(manca) futuro

Supino (manca in italiano)

Italiano Latino
(manca) attivo
(manca) passivo

Participio

Italiano Latino
presente presente
passato perfetto
(manca)[1] futuro (di forma attiva, per la forma passiva ricorre al gerundivo)

Gerundio

Italiano Latino
ha due tempi: presente e passato / ha tre forme: attiva, passiva e riflessiva è la declinazione dell'infinito sostantivato (es. amandī = dell'amare, amandō = all'amare/con l'amare)

Gerundivo (manca in italiano)

Italiano Latino
(manca)[2] è un aggettivo verbale di valore passivo che indica la necessità o il dovere del soggetto di subire l'azione (es. laudandus, -a, -um "da lodare, che va lodato/a, che sarà lodato/a")

Le coniugazioni latine

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Quattro sono le coniugazioni latine ognuna con una propria vocale tematica:

  • prima coniugazione: vocale tematica -ā- (es. vocō, vocāre "chiamare").
  • seconda coniugazione: vocale tematica -ē- (es. monĕō, monēre "ammonire").
  • terza coniugazione: vocale tematica -ĕ- (es. legō, legĕre "leggere").
    • La terza coniugazione ha inoltre una sottoclasse con vocale tematica -ĭ-, che tende a scomparire o a trasformarsi in ĕ davanti a r. Questa coniugazione viene detta terza coniugazione in -ĭō (es. capĭo, capĕre "prendere")
  • quarta coniugazione: vocale tematica -ī- (es. audĭō, audīre "udire").

Generalmente il meccanismo automatico per coniugare i verbi latini è:

  • conoscere la coniugazione a cui il verbo appartiene e la sua vocale tematica (prima coniugazione: laudāre).
  • conoscere la prima persona dell'indicativo presente (laudō).
  • si possono così ricostruire tutte le forme che derivano dall'indicativo presente.

Per i tempi derivati dal tema del perfetto si aggiungono a tale tema, privato delle desinenze personali, i suffissi dei vari tempi e modi:

es. laudāv-īlaudāv-ĕram oppure laudāv-issem.

Allo stesso modo si costruiscono i tempi formati sul tema del supino:

es. laudāt-umlaudāt-ūrus oppure laudāt-us.

Tema del presente, del perfetto e del supino

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Il tema del presente non è qui classificato nei suoi vari tipi. Viene considerato come tema base per comprendere meglio la radice di ciascuna parola e di intere famiglie di parole (per esempio, il tema del presente del verbo timĕō contiene la stessa radice del sostantivo timor e dell'aggettivo timĭdus).

I temi del perfetto

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Vari sono i temi del perfetto:

  • perfetto in -vī, forma regolare e più frequente di molti verbi della prima, seconda e quarta coniugazione e alcuni verbi della terza coniugazione come cernō: es. laudōlaudāvī, cernōcrēvī.
  • perfetto in -ŭī, tipico soprattutto di verbi della seconda coniugazione ma anche alcuni della prima e della terza: es. carĕōcarŭī[3].
  • perfetto a raddoppiamento, in cui si raddoppia la prima sillaba (a volte la vocale all'interno del raddoppiamento può essere e, come nel perfetto greco): es. mordĕōmomordī, cadōcecĭdī.
  • perfetto con apofonia quantitativa della vocale radicale: es. ĕdōēdī.
  • perfetto con apofonia qualitativa e quantitativa della vocale radicale: es. ăgōēgī.
  • perfetto sigmatico (parallelo all'aoristo sigmatico greco):
    • se la radice del verbo esce in dentale, questa si elide davanti a s: es. ārdĕōārsī.
    • se la radice del verbo esce in gutturale, questa si fonde con s in x: es. dīcōdīxī.
    • se la radice del verbo esce in labiale si ha doppia s oppure ps: es. iubĕōiussī, nūbōnūpsī.
    • se la radice del verbo esce in nasale si ha doppia s oppure ns: es. manĕōmansī.
    • se la radice del verbo esce in rotata si ha doppia s: es. gerōgessī.
  • perfetto con lo stesso tema del presente: es. bibōbibī.

Uscite del supino

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Il supino ha due possibili uscite:

  • supino in -tum: es. actum, amātum, delētum, scrīptum e punītum.
  • supino in -sum: es. ārsum, cursum, missum e vīsum.

Anche nella formazione del tema del supino si registrano talora modificazioni di suono rispetto al tema del presente. Per esempio:

  • assenza di modificazioni: amōamātum (la a è normale vocale tematica).
  • la consonante finale del tema cambia: agō → *agtumactum; lego → *legtumlectum.
  • la consonante finale cade: vidĕō → *vidsumvīsum; cado → *cadsumcāsum.
  • la consonante finale si assimila a quella dell'uscita del supino: iubĕō → *iubsumiussum; mittō → *mittsummissum.
  • la vocale finale della radice cambia: perficĭō → *perfictumperfectum; colō → *coltumcultum.

La diatesi attiva e passiva delle coniugazioni

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La quantità è importante per distinguere le voci della seconda e della terza coniugazione. È proprio la diversa quantità della vocale tematica a segnare la differenza tra la ē della seconda coniugazione e della ĕ della terza.

Le desinenze personali

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Esistono alcune desinenze caratteristiche di ognuna delle sei persone e si trovano in gran parte dei modi e dei tempi. Queste sono solitamente precedute dalla vocale tematica del verbo. Esse si distinguono tra l'attivo e il passivo e sono:

Persona Attivo Passivo
1° sing. -ŏr
2° sing. -s -rĭs
3° sing. -t -tŭr
1° plur. -mŭs -mŭr
2° plur. -tĭs -mĭnī
3° plur. -nt -ntŭr

Si può notare che le vocali lunghe si trovano solo:

  • nella prima singolare dell'attivo
  • nell'ultima sillaba della seconda plurale del passivo/deponente

Indicativo

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Presente

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Per formare il presente indicativo attivo si prende il tema del presente (prima voce del paradigma), si toglie la o e si aggiungono la vocale tematica (ā, ē, ĕ, ī con alcuni abbreviamenti delle lunghe) e le desinenze personali. La prima singolare della prima e della terza coniugazione aggiunge la terminazione direttamente alla radice senza vocale tematica nella prima e nella terza coniugazione (tranne nei verbi in -ĭō); la terza plurale della terza e della quarta coniugazione inserisce una ŭ breve prima della desinenza. È consigliabile imparare anche l'alternanza di quantità della vocale tematica a contatto delle desinenze, nonché quella delle vocali delle desinenze, perché, essedo fisse, faciliteranno poi l'analisi della metrica.

  • Attivo
1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
laud-ō mon-ĕ.ō leg-ō aud-ĭ.ō
laud-ā.s mon-ē.s leg-ĭ.s aud-ī.s
laud-ă.t mon-ĕ.t leg-ĭ.t aud-ĭ.t
laud-ā.mŭs mon-ē.mŭs leg-ĭ.mŭs aud-ī.mŭs
laud-ā.tĭs mon-ē.tĭs leg-ĭ.tĭs aud-ī.tĭs
laud-ă.nt mon-ĕ.nt leg-ŭ.nt aud-ĭ.ŭ.nt
  • Passivo
1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
laud-ŏr monĕ-ŏr leg-ŏr audĭ-ŏr
laud-ā.rĭs mon-ē.rĭs leg-ĕ.rĭs aud-ī.rĭs
laud-ā.tŭr mon-ē.tŭr leg-ĭ.tŭr aud-ī.tŭr
laud-ā.mŭr mon-ē.mŭr leg-ĭ.mŭr aud-ī.mŭr
laud-ā.mĭnī mon-ē.mĭnī leg-ĭ.mĭnī aud-ī.mĭnī
laud-ă.ntŭr mon-ĕ.ntŭr leg-ŭ.ntŭr audĭ-ŭ.ntŭr

L'abbreviamento delle vocali tematiche lunghe si verifica:

  • davanti a vocale (ad es. 1a sing. della seconda e quarta coniugazione)
  • nella terza singolare dell'attivo
  • nella terza plurale attiva e passiva
  • inoltre la prima singolare abbrevia la -ō davanti alla -r del passivo

Imperfetto

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Per quanto riguarda l'imperfetto, dopo la radice si inserisce la vocale tematica, il suffisso -bā- e la desinenza personale; La quarta coniugazione dopo la vocale tematica aggiunge la vocale lunga ē come la seconda e la terza coniugazione.

La vocale a in latino identifica il passato (in effetti anche eram, imperfetto di sum ha una a), la b fu aggiunta per evitare confusioni con la prima persona plurale dell'indicativo presente attivo (si avrebbe avuto ama-a-mus che sarebbe diventato amāmus e quindi amavamo uguale ad amiamo).

1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
laud-ā.bă.m mon-ē.bă.m leg-ē.bă.m aud-ĭ.ē.bă.m
laud-ā.bā.s mon-ē.bā.s leg-ē.bā.s aud-ĭ.ē.bā.s
laud-ā.bă.t mon-ē.bă.t leg-ē.bă.t aud-ĭ.ē.bă.t
laud-ā.bā.mŭs mon-ē.bā.mŭs leg-ē.bā.mŭs aud-ĭ.ē.bā.mŭs
laud-ā.bā.tĭs mon-ē.bā.tĭs leg-ē.bā.tĭs aud-ĭ.ē.bā.tĭs
laud-ā.bă.nt mon-ē.bă.nt leg-.ē.bă.nt aud-ĭ.ē.bă.nt

Così per il passivo (si cambiano come sempre le desinenze personali)

1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
laud-ā.bă.r mon-ē.bă.r leg-ē.bă.r aud-ĭē.bă.r
laud-ā.bā.rĭs mon-ē.bā.rĭs leg-ē.bā.rĭs aud-ĭ.ē.bā.rĭs
laud-ā.bā.tŭr mon-ē.bā.tŭr leg-ē.bā.tŭr aud-ĭ.ē.bā.tŭr
laud-ā.bā.mŭr mon-ē.bā.mŭr leg-ē.bā.mŭr aud-ĭ.ē.bā.mŭr
laud-ā.bā.mĭnī mon-ē.bā.mĭnī leg-ē.bā.mĭnī aud-ĭ.ē.bā.mĭnī
laud-ā.bă.ntŭr mon-ē.bă.ntŭr leg-ē.bă.ntŭr aud-ĭ.ē.bă.ntŭr

Futuro semplice

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Il futuro semplice attivo presenta delle differenze tra le prime due coniugazioni e le altre. Infatti nelle prime la desinenza è formata dal tema, il suffisso -bĭ- e la desinenza personale (eccezion fatta per la prima singolare che va in -ābō ed -ēbō e per la terza plurale, che fa -ābŭnt/-ēbŭnt). Per quanto riguarda la terza, la prima singolare esce in -am, le altre persone in e + la desinenza personale. La quarta aggiunge una i davanti alle uscite della terza.

Nell'antico indoeuropeo non esisteva una vera forma per il futuro, ma si usava il congiuntivo. Nel latino arcaico le due forme del congiuntivo presente e del futuro semplice si stavano andando separando, con forme in -am, -ās... per il congiuntivo e in -am, -ēs per il futuro. Si spiegano così le desinenze della terza e della quarta coniugazione, mentre i suffissi in -bō, -bĭs, delle prime due hanno un'origine oscura, ma molti glottologi sono ormai concordi nell'affermare che sia l'evoluzione di una forma perifrastica: si partirebbe da laudare bhuo, cioè "io sia (sarei/sarò) nel lodare". Bhuo sarebbe un antico congiuntivo di sum, il cui congiuntivo attivo nel periodo classico è, infatti, sim, residuo non di un congiuntivo proprio, bensì di un ottativo, scomparso in latino ma attivo in molte lingue indoeuropee. Bh ha dato vita, per esempio, al tema del perfetto fu-, bhui > fui. Ad ogni modo, laudare bhuo si sarebbe evoluto in laudabo. Rimane poi un'antica forma di futuro in -so, come capso o faxo (da capio e facio) (vedere il greco λύσω) rapidamente scomparsa ma che si può trovare negli autori più antichi.

1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
laud-ā.b.ō mon-ē.b.ō leg-ăm aud-ĭ.ăm
laud-ā.bĭ.s mon-ē.bĭ.s leg-ē.s aud-ĭ.ē.s
laud-ā.bĭ.t mon-ē.bĭ.t leg-ĕ.t aud-ĭ.ĕ.t
laud-ā.bĭ.mŭs mon-ē.bĭ.mŭs leg-ē.mŭs aud-ĭ.ē.mŭs
laud-ā.bĭ.tĭs mon-ē.bĭ.tĭs leg-ē.tĭs aud-ĭ.ē.tĭs
laud-ā.bŭ.nt mon-ē.bŭ.nt leg-ĕ.nt aud-ĭ.ĕnt

Per quanto riguarda il passivo, si ha tema + vocale tematica + + desinenza personale nelle prime due coniugazioni, tema + ē/ĭē + desinenza per le altre. Ma:

  • la prima persona singolare di prima e seconda coniugazione fanno -or anziché -r;
  • la seconda persona singolare di prima e seconda coniugazione sostituisce -ābĭ-/-ēbĭ- con -ābĕ-/-ēbĕ-.
  • la prima persona singolare di terza e quarta coniugazione fa -ăr/-ĭăr al posto di ĕr/ĭĕr.
  • la terza persona plurale di prima e seconda coniugazione fa -ābŭ-/-ēbŭ- anziché -ābĭ-/-ēbĭ-
1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
laud-ā.b.ŏr mon-ē.b.ŏr leg-ăr aud-ĭ.ăr
laud-ā.bĕ.rĭs mon-ē.bĕ.rĭs leg-ē.rĭs aud-ĭ.ē.rĭs
laud-ā.bĭ.tŭr mon-ē.bĭ.tŭr leg-ē.tŭr aud-ĭ.ē.tŭr
laud-ā.bĭ.mŭr mon-ē.bĭ.mŭr leg-ē.mŭr aud-ĭ.ē.mŭr
laud-ā.bĭ.mĭnī mon-ē.bĭ.mĭnī leg-ēmĭnī aud-ĭ.ē.mĭnī
laud-ā.bŭ.ntŭr mon-ē.bŭ.ntŭr leg-ĕ.ntŭr aud-ĭ.ĕ.ntŭr

Perfetto

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Il perfetto latino ha un suo tema (la terza voce del paradigma) e delle desinenze sue particolari. Corrisponde al passato prossimo, passato remoto trapassato remoto italiani. Per formare quello attivo si prende la prima singolare, si toglie la -i finale e si aggiungono queste desinenze:

Desinenze Esempio
laudāv-ī
-ĭstī laudāv-ĭstī
-ĭt laudāv-ĭt
-ĭmus laudāv-ĭmus
-ĭstĭs laudāv-ĭstĭs
-ērŭnt laudāv-ērŭnt

Il passivo, invece, si comporta in maniera diversa: è infatti perifrastico, e si forma con il participio perfetto (che si ottiene togliendo -um dal supino e aggiungendo le desinenze di un aggettivo della I classe -us, -a, -um) e il verbo sum al presente.

Maschile Femminile Neutro
laudātus sum laudāta sum laudātum sum
laudātus es laudāta es laudātum es
laudātus est laudāta est laudātum est
laudātī sumus laudātae sumus laudāta sumus
laudātī estis laudātae estis laudāta estis
laudātī sunt laudātae sunt laudāta sunt

Ovviamente, quando le persone sono plurali, anche il participio perfetto viene declinato.

Piuccheperfetto

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Dal tema del perfetto deriva anche il piuccheperfetto. Corrisponde al trapassato prossimo italiano. Per formarlo si aggiunge al tema del perfetto l'imperfetto del verbo sum (che è irregolare). Si avrà quindi:

laudāv-ĕrăm
laudāv-ĕrās
laudāv-ĕrăt
laudāv-ĕrāmŭs
laudāv-ĕrātĭs
laudāv-ĕrănt

Per il passivo, si aggiunge al participio perfetto l'imperfetto di sum:

Maschile Femminile Neutro
laudātus eram laudāta eram laudātum eram
laudātus erās laudāta erās laudātum erās
laudātus erat laudāta erat laudātum erat
laudātī erāmus laudātae erāmus laudāta erāmus
laudātī erātis laudātae erātis laudāta erātis
laudātī erant laudātae erant laudāta erant

Futuro anteriore

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E così anche per il futuro anteriore, con la differenze che al posto dell'imperfetto è utilizzato il futuro semplice di sum, con l'unica differenza che laudav-ĕrint viene usato al posto di laudav-ĕrunt.

laudāv-ĕrō
laudāv-ĕrĭs
laudāv-ĕrĭt
laudāv-ĕrĭmus
laudāv-ĕrĭtĭs
laudāv-ĕrĭnt

Come per il piuccheperfetto si coniuga il futuro anteriore passivo, posponendo al participio perfetto il futuro semplice di sum:

Maschile Femminile Neutro
laudātus erō laudāta erō laudātum erō
laudātus eris laudāta eris laudātum eris
laudātus erit laudāta erit laudātum erit
laudātī erĭmus laudātae erĭmus laudāta erĭmus
laudātī erĭtis laudātae erĭtis laudāta erĭtis
laudātī erunt laudātae erunt laudāta erunt

Congiuntivo

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Presente

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Il presente del congiuntivo attivo denota un cambiamento della vocale tematica dei verbi: per la prima coniugazione il tema diventa ĕ, per la seconda le due vocali ĕă (che non formano dittongo), ă per la terza e il dittongo ĭă per la quarta.

Della formazione di queste voci si è già trattato nella sezione relativa al futuro semplice indicativo, ma esiste un altro tipo di congiuntivo presente, che si può trovare, per esempio, in sum (sim, sis, sit...) rimanenza di un antico presente ottativo.

1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
laud-ĕ.m mon-ĕă.m leg-ă.m aud-ĭă.m
laud-ē.s mon-ĕā.s leg-ā.s aud-ĭā.s
laud-ĕ.t mon-ĕă.t leg-ă.t aud-ĭă.t
laud-ē.mŭs mon-ĕā.mŭs leg-ā.mŭs aud-ĭā.mŭs
laud-ē.tis mon-ĕā.tis leg-ā.tis aud-ĭā.tis
laud-ĕ.nt mon-ĕă.nt leg-ă.nt aud-ĭă.nt

Il passivo è uguale all'attivo, con la sola differenza delle desinenze personali.

1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
laud-ĕ.r mon-ĕă.r leg-ă.r aud-ĭă.r
laud-ē.rĭs mon-ĕā.rĭs leg-ā.rĭs aud-ĭā.rĭs
laud-ē.tŭr mon-ĕā.tŭr leg-ā.tŭr aud-ĭā.tŭr
laud-ē.mŭr mon-ĕā.mŭr leg-ā.mŭr aud-ĭā.mŭr
laud-ē.mĭnī mon-ĕā.mĭnī leg-ā.mĭnī aud-ĭā.mĭnī
laud-ĕ.ntŭr mon-ĕă.ntŭr leg-ă.ntŭr aud-ĭă.ntŭr

Per ricordare più facilmente le vocali tematiche del congiuntivo presente, si può far ricorso allaa formuletta "Enea va via" , contenente in sequenza le vocali tematiche di tutte e quattro le coniugazioni -ĕ- per la prima, -ĕā- per la seconda -ā- per la terza ed -ĭā- per la quarta.

Imperfetto

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Per il congiuntivo imperfetto le desinenze personali vengono aggiunte all'infinito presente attivo del verbo (quinta voce del paradigma). In verità, -re- è un vero e proprio suffisso temporale, che anticamente era *-se-. La s si è poi trasformata per rotacismo in r venendo a congiungersi con la forma dell'infinito. Soltanto nel verbo sum (infinito presente: esse) è rimasto l'antico suffisso. Così la regola pratica vale per tutte e quattro le coniugazioni ed anche per i verbi irregolari. Sarà quindi:

laudā-rĕ.m
laudā-rē.s
laudā-rĕ.t
laudā-rē.mŭs
laudā-rē.tĭs
laudā-rĕ.nt

lo stesso per il passivo (al solito cambiano le desinenze)

laudā-rĕ.r
laudā-rē.rĭs
laudā-rē.tŭr
laudā-rē.mŭr
laudā-rē.mĭnī
laudā-rĕ.ntŭr

Perfetto

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Il congiuntivo perfetto si forma aggiungendo al tema del perfetto -ĕr- una -ĭ- (tipica dell'antico ottativo) e le desinenze personali:

laudāv-ĕr.ĭ.m
laudāv-ĕr.ĭ.s
laudāv-ĕr.ĭ.t
laudāv-ĕr.ĭ.mus
laudāv-ĕr.ĭ.tĭs
laudāv-ĕr.ĭ.nt

Il passivo aggiunge al participio perfetto il congiuntivo presente di sum.

Maschile Femminile Neutro
laudātus sim laudāta sim laudātum sim
laudātus sīs laudāta sīs laudātum sīs
laudātus sit laudāta sit laudātum sit
laudātī sīmus laudātae sīmus laudāta sīmus
laudātī sītis laudātae sītis laudāta sītis
laudātī sint laudātae sint laudāta sint

Piuccheperfetto

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Per il piuccheperfetto congiuntivo invece si prende l'infinito perfetto del verbo (cioè il tema del perfetto seguito da -ĭssĕ) seguito dalle desinenze personali:

laudāv-ĭssĕm
laudāv-ĭssēs
laudāv-ĭssĕt
laudāv-ĭssēmŭs
laudāv-ĭssētĭs
laudāv-ĭssĕnt

e, al passivo, il participio perfetto con il congiuntivo imperfetto di sum:

Maschile Femminile Neutro
laudātus essem laudāta essem laudātum essem
laudātus essēs laudāta essēs laudātum essēs
laudātus esset laudāta esset laudātum esset
laudātī essēmus laudātae essēmus laudāta essēmus
laudātī essētis laudātae essētis laudāta essētis
laudātī essent laudātae essent laudāta essent

Imperativo

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L'imperativo latino, ha, a differenza dell'italiano, oltre ad un tempo presente anche uno futuro. Le sue forme sono tutte derivate dal tema del presente, ma le desinenze sono proprie. Per il presente esistono soltanto la seconda persona singolare e plurale, mentre per il futuro esistono uscite sia per le seconde persone che per le terze.

Presente

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Attivo

Si forma con il tema del presente seguito dalla vocale tematica e desinenza zero per la seconda singolare, il plurale si forma aggiungendo semplicemente -tĕ al presente, ma la vocale tematica della terza coniugazione passa da e a i.

Persona 1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
2° sing. laud-ā mon-ē leg-ĕ aud-ī
2° plur. laud-ā.tĕ mon-ē.tĕ leg-ĭ.tĕ aud-ī.tĕ
Passivo
Persona 1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
2° sing. laud-ā.rĕ mon-ē.rĕ leg-ĕrĕ aud-ī.rĕ
2° plur. laud-ā.mĭnī mon-ē.mĭnī leg-ĭ.mĭnī aud-ī.mĭnī

L'imperativo futuro non esiste in italiano; oltre alle seconde possiede anche le terze persone.

L'imperativo futuro attivo si forma aggiungendo una particella -tō alla forma presente. Il -tō viene posposto alla vocale tematica, che per la terza coniugazione diventa ĭ alla seconda e terza singolare. La terza plurale si forma aggiungendo alla forma presente una -n- e -tō, ma per la terza e la quarta coniugazione la vocale tematica diventa, rispettivamente, ŭ e ĭŭ.

Persona 1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
2° sing. laud-ā.tō mon-ē.tō leg-ĭ.tō aud-ī.tō
3° sing. laud-ā.tō mon-ē.tō leg-ĭ.tō aud-ī.tō
2° plur. laud-ā.tō.tĕ mon-ētōtĕ leg-ĭ.tō.tĕ aud-ī.tō.tĕ
3° plur. laud-ā.n.tō mon-ĕ.n.tō leg-ŭ.n.tō aud-ĭ.ŭ.ntō
Passivo
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La forma passiva dell'imperativo futuro è usata pochissimo e si forma semplicemente aggiungendo una -r alle voci attive. Secondo rarissime testimonianze letterarie, in particolare inerenti al linguaggio sacrale, e come riportato nel trattato di grammatica antico De verbo, esisterebbe una forma di seconda persona plurale, formata aggiungendo il suffisso -minor alle forme dell'imperativo futuro attivo in -tōte, dopo aver rimosso questo suffisso: amaminor, moneminor, audiminor, legiminor.

Persona 1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
2° sing. laud-ā.tor mon-ē.tor leg-ĭtor aud-ī.tor
3° sing. laud-ā.tor mon-ē.tor leg-ĭ.tor aud-ī.tor
2° plur. laud-ā.minor mon-ē.minor leg-ĭmĭnor aud-ī.mĭnor
3° plur. laud-ā.ntor mon-ē.ntor leg-ŭntor aud-ĭ.ŭ.ntor

Infinito

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Il modo infinito ha tre tempi: presente, perfetto e futuro. Quest'ultimo si può tradurre in italiano con una perifrasi del tipo essere per/stare per + l'infinito presente del verbo.

Presente

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Il presente si forma aggiungendo al tema del presente:

  • -āre per la prima coniugazione;
  • -ēre per la seconda;
  • -ĕre per la terza;
  • -īre per la quarta.

Il passivo invece aggiunge queste desinenze:

  • -ārī per la prima coniugazione;
  • -ērī per la seconda;
  • per la terza;
  • -īrī per la quarta.
Forma 1ª coniugazione 2ª coniugazione 3ª coniugazione 4ª coniugazione
Attiva laud-ā.re mon-ē.re leg-ĕ.re aud-ī.re
Passiva laud-ā.rī mon-ē.rī leg-ī aud-ī.rī

Perfetto

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L'infinito perfetto invece aggiunge al tema del perfetto la desinenza -isse, formata dal tipico -is- dei tempi del sistema del perfectum e dal -se dell'infinito presente. Si avrà quindi, per esempio, laudāv-isse.

Il passivo aggiunge al participio perfetto l'infinito presente di sum (esse)

Numero Maschile Femminile Neutro
Singolare laudātum esse laudātam esse laudātum esse
Plurale laudātōs esse laudātās esse laudāta esse

L'infinito futuro attivo si forma con il participio futuro + l'infinito presente di sum

Numero Maschile Femminile Neutro
Singolare laudātūrum esse laudātūram esse laudātūrum esse
Plurale laudātūrōs esse laudātūrās esse laudātūra esse

Il passivo vuole invece il supino del verbo (4a voce del paradigma) + īrī (forma derivata dal verbo irregolare , che significa "andare"). Sarà quindi, per esempio, laudātum īrī (traducibile come stare per essere lodato oppure, semplicemente essere lodato in un ipotetico futuro). In genere quindi si può dire che la forma infinita del futuro passivo esprime una intenzione o una volontà di fare qualcosa (quindi traducibile anche come intenzione di essere lodato)

Gerundio

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Il gerundio è la declinazione dell'infinito presente utilizzato come verbo sostantivato. Questa declinazione ha cinque casi (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, ablativo), ma il nominativo è l'infinito presente stesso. Le desinenze sono quelle di un nome della seconda declinazione con radice il tema del presente, ma prima di esse si aggiunge la vocale tematica (a per la prima, e per la seconda, e per la terza e ie per la quarta) e il suffisso -nd-. Sarà quindi:

Caso In latino In italiano
Nom. laud-āre lodare
Gen. laudandī di lodare
Dat. laudandō a lodare
Acc. (ad) laudandum per lodare
Abl. laudandō con il lodare, a causa del lodare

Come si evince dalla tabella, solo il gerundio ablativo corrisponde al gerundio italiano in quanto rende il complemento di tempo assoluto e andrebbe tradotto nel lodare e cioè lodando. Il gerundio accusativo, utilizzato per le proposizioni finali, è quasi sempre accompagnato dalla preposizione ad, anche se molte volte non si ricorre per le finali al gerundio ma al gerundivo.

Il gerundio può essere accompagnato da un oggetto diretto solo nei casi genitivo o ablativo senza preposizione; negli altri casi (dativo, accusativo e ablativo con preposizione) si utilizza di norma il gerundivo. Anche nei due casi in cui si può utilizzare il gerundio, si preferisce l'uso del gerundivo, eccetto quando l'oggetto è rappresentato da un pronome neutro.

L'infinito declinato dipendente da un verbo non si traduce con il gerundio: infatti nella frase Decisi di venire, non si esprime una declinazione dell'infinito, ma una subordinata oggettiva.

Gerundivo

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Il gerundivo è un aggettivo verbale di sola forma passiva che indica necessità e bisogno ed è inoltre considerato un participio futuro passivo: es. Puella laudanda → "La fanciulla da lodare". Si forma aggiungendo al tema del presente i suffissi:

  • -and- per la prima coniugazione;
  • -end- per la seconda e la terza;
  • -iend- per la quarta

e le uscite di un aggettivo della prima classe (-us, -a, -um)

Per esempio:

Caso Masc. sing. Masc. plur. Femm. sing. Femm. plur. Neutro sing. Neutro plur.
Nom. laudandus laudandī laudanda laudandae laudandum laudanda
Gen. laudandī laudandōrum laudandae laudandārum laudandī laudandōrum
Dat. laudandō laudandīs laudandae laudandīs laudandō laudandīs
Acc. laudandum laudandōs laudandam laudandās laudandum laudanda
Voc. laudande laudandī laudanda laudandae laudandum laudanda
Abl. laudandō laudandīs laudandā laudandīs laudandō laudandīs

Questo modo è assai utilizzato nella costruzione chiamata perifrastica passiva (gerundivo + verbo essere) che esprime l'idea passiva del dovere: es. Puella laudanda est matri → "La fanciulla è da lodare/va lodata dalla madre". L'agente va in dativo, ma per evitare confusioni si può trovare anche nella solita costruzione di a/ab e ablativo.

Participio

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In latino il participio ha tre tempi: presente, perfetto e, a differenza dell'italiano, anche il futuro.

Presente

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Di significato uguale all'italiano, si forma aggiungendo al tema del presente le desinenze:

  • -ans, -antis per la prima coniugazione;
  • -ens, -entis per la seconda e la terza;
  • -iens, -ientis per la quarta.

Si declina poi come un nome del terzo gruppo della terza declinazione. L'ablativo singolare esce in -e quando il participio è usato come sostantivo, in -i quando aggettivo.

Caso Singolare Plurale maschile o femminile Plurale neutro
Nominativo laudāns laudantēs laudantia
Genitivo laudantis laudantium laudantium
Dativo laudanti laudantibus laudantibus
Accusativo laudantem laudantēs laudantia
Vocativo laudāns laudantēs laudantia
Ablativo laudanti/e laudantibus laudantibus

Perfetto

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Il participio perfetto, oltre ad avere un significato proprio identico al participio passato italiano, come nella nostra lingua è importante per formare i tempi composti della forma passiva. Come già detto in precedenza, si forma posponendo al tema del supino (4a voce del paradigma), le desinenze di un aggettivo della prima classe. Sarà quindi:

Caso Masc. sing. Femm. sing. Neutro sing. Masc. plur. Femm. plur. Neutro plur.
Nominativo ludātus laudāta laudātum laudātī laudātae laudāta
Genitivo laudātī laudātae laudātī laudātōrum laudātārum laudātōrum
Dativo laudātō laudātae laudātō laudātīs laudātīs laudātīs
Accusativo laudātum laudātam laudātum laudātōs laudātās laudāta
Vocativo laudāte laudāta laudātum laudātī laudātae laudāta
Ablativo laudātō laudātā laudātō laudātīs laudātīs laudātīs

Il participio futuro non esiste più in italiano: esso può essere tradotto tramite una perifrasi del tipo che + il verbo al futuro semplice (laudātūrus sarà che loderà). Questa forma rimane però in alcune parole italiane terminanti in -uro, come nascituro (che nascerà) o futuro (futūrus è il participio futuro di sum e quindi che sarà). Per formarlo si aggiunge al tema del supino il suffisso -ūr- e le desinenze di un aggettivo della prima classe.

Caso Masc. sing. Femm. sing. Neutro sing. Masc. plur. Femm. plur. Neutro plur.
Nominativo laudātūrus laudātūra laudātūrum laudātūrī laudātūrae laudātūra
Genitivo laudātūrī laudātūrae laudātūrī laudātūrōrum laudātūrārum laudātūrōrum
Dativo laudātūrō laudātūrae laudātūrō laudātūrīs laudātūrīs laudātūrīs
Accusativo laudātūrum laudātūram laudātūrum laudātūrōs laudātūras laudātūra
Vocativo laudātūre laudātūra laudātūrum laudātūrī laudātūrae laudātūra
Ablativo laudātūrō laudātūrā laudātūrō laudātūrīs laudātūrīs laudātūrīs

Il supino è un nome verbale della quarta declinazione, 4a voce del paradigma di ogni verbo, che però presenta solo due casi:

  • supino attivo o accusativo con desinenza -um: laudātum
  • supino passivo o ablativo con desinenza : laudātū

Il supino attivo ha un valore di direzione o fine di un movimento (è a tutti gli effetti un accusativo). Si trova quindi nelle proposizioni che contengono verbi di moto con funzione finale e va quindi tradotto con una proposizione finale implicita: es. Māter īvit Rōmam laudātum puellam → "La madre andò a Roma per lodare/a lodare la fanciulla". Il supino passivo ha una funzione di ablativo di limitazione usato spesso in relazione ad aggettivi come facilis, difficilis, horribilis: es. Facilis dictū → "Facile a dirsi".

La coniugazione in -ĭō

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Alcuni verbi, secondo i filologi, appartengono ad una quinta coniugazione che ha la vocale tematica in ĭ. La loro caratteristica è di perdere la ĭ in alcune forme: tale fenomeno è molto evidente in associazione con il gruppo -er. Nella tradizione scolastica, però, si è soliti parlare di verbi in -ĭō come "eccezioni" dei verbi di terza coniugazione e non di verbi di una possibile quinta coniugazione. Si parla di "coniugazione mista" perché alcune forme sembrano appartenere alla terza coniugazione (per esempio, capĕrem), altre alla quarta (per esempio, capĭunt).

Il problema della ĭ riguarda solo il tema del presente. I tempi derivanti dal tema del perfetto e del supino si comportano come queli di tutti gli altri verbi e quindi non presentano alcuna "eccezione".

I principali verbi in -ĭō

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Alcuni di questi verbi sono molto frequenti e spesso lo sono anche i loro composti come nel caso di faciō come cōnficiō, dēficiō, inficiō, perficiō oppure i composti di gradior, come adgredior, ingredior, prōgredior, regredior.

Bisogna fare attenzione alla pronunicia. Come nei verbi di terza coniugazione anche qui la penultima sillaba dell'infinito presente ha la quantità breve -ĕre (lè-gĕ-re): l'accento tonico va quindi posto sulla terzultima sillaba (cà-pĕ-re).

Alcuni esempi tipici:

  • adspĭcĭō, adspĭcĭs, adspexī, adspectum, adspicĕre = guardare.
  • căpĭō, capis, cēpī, căptum, căpĕre = prendere, comprendere.
  • cŭpĭō, cupis, cupīvī/cupiī, cupītum, cupĕre = desiderare.
  • făcĭō, facis, fēcī, factum, facĕre = fare.
  • fŏdĭō, fodis, fōdī, fossum, fodĕre = scavare.
  • fŭgĭō, fugis, fūgī, fugitūrus, fugĕre = fuggire, sfuggire.
  • iăcĭō, iacis, iēcī, iactum, iacĕre = gettare, scagliare.
  • illĭcĭō, illicis, illexī, illectum, illicĕre = allettare, sedurre.
  • părĭō, paris, pepĕrī, partum/paritūrus, parĕre = partorire.
  • quătĭō, quatis, quassī, quassum, quatĕre = scuotere.
  • răpĭō, rapis, rapŭī, raptum, rapĕre = rapire, trasportare via.
  • săpĭō, sapis, sapĭī/sapīvī/sapŭī, -, sapĕre = aver sapore, intelligenza.

Tra i più usati ci sono anche i composti di capio e iacio. Eccone alcuni esempi:

  • accĭpĭō, -is, accēpī, acceptum, accipĕre = ricevere, prendere.
  • excĭpĭō, -is, excēpī, exceptum, excipĕre = sottrarre, escludere.
  • incĭpĭō, -is, incēpī, inceptum, incipĕre = incominciare.
  • percĭpĭō, -is, percēpī, perceptum, percipĕre = percepire, ricevere, afferrare.
  • recĭpĭō, -is, recēpī, receptum, recipĕre = riprendere, recuperare, ammettere.
  • conĭcĭō, -is, coniēcī, coniectum, conicĕre = gettare, scagliare.
  • deĭcĭō, -is, deiēcī, deiectum, deicĕre = gettar giù, precipitare.
  • reĭcĭō, -is, reiēcī, reiectum, reicĕre = gettar indietro, respingere.
  • subĭcĭō, -is, subiēcī, subiectum, subicĕre = gettare sotto, sottomettere.

Di seguito si riporta come esempio la coniugazione del verbo capio, is, cepi, captum, ĕre "prendere".

Indicativo presente attivo cup-ĭ.ō cup-i.s cup-i.t cup-ĭ.mus cup-ĭ.tis cup-ĭ.unt
Indicativo imperfetto attivo cup-i.ēbam cup-i.ēbās cup-i.ēbat cup-i.ēbāmus cup-i.ēbātis cup-i.ēbant
Indicativo futuro attivo cup-ĭ.am cup-ĭ.ēs cup-ĭ.et cup-i.ēmus cup-i.ētis cup-ĭ.ent
Congiuntivo presente attivo cup-ĭ.am cup-ĭ.ās cup-ĭ.at cup-i.āmus cup-i.ātis cup-ĭ.ant
Congiuntivo imperfetto attivo cup-ĕ.rem cup-ĕ.rēs cup-ĕ.ret cup-ĕ.rēmus cup-ĕ.rētis cup-ĕ.rent
Imperativo presente attivo cup-ĕ cup-ĭ.te
Imperativo futuro cup-ĭ.tō cup-ĭ.tō cup-ĭ.tōte cup-ĭ.untō

Osservazioni sulle coniugazioni

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Si possono notare alcune particolarità nelle coniugazioni:

  • al passivo in alcuni tempi la seconda persona singolare si può trovare, oltre che la desinenza in -ris, anche la desinenza -rĕ (es. amāris = amāre → "tu sei amato").
  • i perfetti in -vī spesso perdono la -v-, si può così avere diverse forme della stessa voce verbale (es. audīvī → audĭīaudī̀, audīvīstīaudiistīaudīstī). Proprio attraverso questo fenomeno della caduta della -v- si risale alle forme corrispondenti in italiano. Ad esempio, il caso di audivīstīaudīstī dove non è solo caduta la -v-, ma tra le due vocali ma è avvenuto anche il fenomeno della contrazione, cioè della fusione delle due vocali in una sola lunga. La contrazione si ha anche nei casi delēvīstīdelēstī, amāvīstīamāstī.
  • La desinenza della terza persona plurale dell'indicativo perfetto attivo è -ērunt, ma al suo posto può anche trovarsi la desinenza -ēre (es. amavērunt = amavēre).
  • tre verbi della terza coniugazione (dīcō "dire", ducō "condurre", faciō "fare") e un verbo anomalo (ferō "portare") hanno la seconda persona dell'imperativo presente attivo in forma tronca, cioè senza desinenza:
    • dīcō = dīc
    • dūcō = dūc
    • faciō = fac
    • ferō = fer e ferte [4]

I relativi composti si comportano in modo differente: i composti di faciō formano questa persona dell'imperativo secondo la regola con la desinenza -e (infĭce da inficiō); i composti di dūcō e ferō formano invece questa persona mantenendo la voce tronca del verbo base (ēdūc da ēdūcō, perfĕr da prefĕrō); i composti di dīcō hanno le due forme (ēdīce oppure ēdīc da ēdīcō)[5].

  • l'infinito futuro passivo si costruisce con il supino attivo accompagnato dall'infinito passivo del verbo , "andare". Questo verbo ha la forma īre all'infinito presente attivo, al passivo īrī. Quindi, per esempio, la forma dictum īrī letteralmente vale "stare per essere detto" o, più semplicemente "essere detto" in un ipotetico futuro.

La coniugazione dei verbi deponenti

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I verbi deponenti hanno forma passiva ma significato attivo: morfologicamente, cioè, si comportano come i verbi transitivi passivi, ma hanno valore semantico analogo a quello dei verbit transitivi e intransitivi attivi. Per la coniugazione ci sono delle cose da ricordare:

  • i seguenti cinque modi hanno sia la forma sia il significato attivo: participio presente, participio futuro, infinito futuro, supino attivo e gerundio. Sono in sostanza delle "aggiunte" al paradigma della forma passiva, necessarie per verbi aventi significato attivo.
  • hanno invece la forma e il significato pssivo il supino passivo e il gerundivo.
  • i seguenti verbi in -ĭo deponenti hanno lo steso comportamento dei verbi in -ĭo con forma attiva e passiva:
    • gradĭor, gradĕris, gressus sum, - , gradī "camminare, procedere".
    • morĭor, morĕris, mortuus sum, - , morī "morire".
    • patĭor, patĕris, passus sum, - , patī "subire, permettere".

Osservazioni sui verbi deponenti

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Ci sono alcune osservazione da fare relativamente ai verbi deponenti:

  • alcuni verbi sono chiamati semideponenti, in quanto hanno forma attiva nel presente e nei tempi derivati, forma passiva ma significato attivo nel perfetto e derivati. Ecco i più frequenti (in grassetto la forma passiva):
    • audeō, -ēs, ausus sum, audēre "osare"
    • gaudeō, -ēs, gavīsus sum, gaudēre "godere"
    • soleō, -ēs, solĭtus sum, solēre "essere solito"
    • fīdō, -is, fīsus sum, fidēre "fidarsi"
    • confīdō, -is, confīsus sum, confidēre "confidare"
    • diffīdō, -is, diffīsus sum, diffidēre "diffidare"
    • revertor, -ĕris, reversus sum, revertī "ritornare"
  • Alcuni verbi deponenti al participio perfetto hanno due significati: uno di valore attivo, come tutti gli altri, e uno di valore passivo (che costituisce l'eccezionalità). Questi i più frequenti:
    • adipīscoradeptus "che ha ottenuto" / "che è stato ottenuto"
    • comĭtorcomitātus "che ha accompagnato" / "che è stato accompagnato"
    • confitĕorconfessus "che ha confessato" / "che è stato confessato"
    • experĭorexpertus "che ha provato" / "che è stato provato"
    • imĭtorimitātus "che ha imitato" / "che è stato imitato"
    • popŭlorpopulātus "che ha devastato" / "che è stato devastato"
  • Al participio perfetto alcuni verbi deponenti e semideponenti non hanno valore di passato ma di presente. Questi sono i più frequenti:
    • arbĭtrorarbitrātus "pensando"
    • audeōausus "osando"
    • fīdōfīsus "fidandosi"
    • confīdoconfīsus "confidando"
    • diffīdodiffīsus "diffidando"
    • gaudeōgavīsus "godendo"
    • reorratus "credendo"
    • sequorsecūtus "seguendo"
    • ūtorūsus "usando"
    • verĕorverĭtus "temendo"

Le quattro coniugazioni deponenti

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Prima coniugazione deponente

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Il verbo preso a modello per la prima coniugazione deponente è hortor, hortāris, hortātus sum, - , hortārī "esortare".

Indicativo

  • Presente: hortor, -āris ecc. "io esorto"
  • Imperfetto: hortabar, -ābāris ecc. "io esortavo"
  • Futuro semplice: hortābor, -ābĕris ecc. "io esorterò"
  • Perfetto: hortatus sum ecc. "io esortai"
  • Piuccheperfetto: hortātus eram ecc. "avevo esortato"
  • Futuro anteriore: hortātus erō ecc. "avrò esortato"

Congiuntivo

  • Presente: horter, -ēris ecc. "che io esorti"
  • Imperfetto: hortārer, -ārēris ecc. "che io esortassi, io esorterei"
  • Perfetto: hortātus sim ecc. "che io abbia esortato"
  • Piuccheperfetto: hortātus essem ecc. "che io avessi esortato, io avrei esortato"

Imperativo

  • Presente: hortāre "esorta!"
  • Futuro: hortātor "esorterai!, dovrai esortare!"

Infinito

  • Presente: hortārī "esortare"
  • Perfetto: hortātum, -am, -um esse "aver esortato"
  • Futuro: hortātūrum, -ūram, -ūrum esse "stare per esortare, esortare (in futuro)"

Participio

  • Presente: hortāns, -antis "esortante"
  • Passato: hortātus, -a, -um "che ha esortato"
  • Futuro: hortātūrus, -a, -um "che esorterà"

Gerundivo

  • hortandus, -a, -um "da esortarsi"

Gerundio

  • hortandī ecc. "dell'esortare" ecc.

Supino

  • hortātum "a, per esortare"
  • hortātū "a esortarsi"

La seconda coniugazione deponente

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Il verbo preso a modello per la seconda coniugazione deponenete è verĕor, verēris, verĭtus sum, - , verērī "temere".

Indicativo

  • Presente: verĕor, -ēris ecc. "io temo"
  • Imperfetto: verēbar, -bāris ecc. "io temevo"
  • Futuro semplice: verēbor, -bĕris ecc. "io temerò"
  • Perfetto: verĭtus sum ecc. "temetti"
  • Piuccheperfetto: verĭtus eram ecc. "avevo temuto"
  • Futuro anteriore: verĭtus erō ecc. "avrò temuto"

Congiuntivo

  • Presente: verĕar, -eāris ecc. "tema"
  • Imperfetto: verērer, -ērēris ecc. "temessi, io temerei"
  • Perfetto: verĭtus sim ecc. "che io abbia temuto"
  • Piuccheperfetto: verĭtus essem ecc. "che io avessi temuto, io avrei temuto"

Imperativo

  • Presente: verēre "temi!"
  • Futuro: verētor "temerai!, dovrai temere!"

Infinito

  • Presente: verērī "temere"
  • Perfetto: verĭtum, -am, -um esse "aver temuto"
  • Futuro: veritūrum, -ūram, -ūrum esse "stare per temere, temere (in futuro)"

Participio

  • Presente: verēns, -entis "temente".
  • Passato: verĭtus, -a, -um "che ha temuto"
  • Futuro: veritūrus, -a, -um "che temerà"

Gerundivo

  • verendus, -a, -um "da temersi"

Gerundio

  • verendī ecc. "del temere" ecc.

Supino

  • verĭtum "a, per temere".
  • verĭtū "a temersi".

La terza coniugazione deponente

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Il verbo preso a modello per la terza coniugazione deponente è loquor, loquĕris, locūtus sum, - , loquī "parlare".

Indicativo

  • Presente: "loquor, -ĕris ecc. "io parlo"
  • Imperfetto: loquēbar, -ēbāris ecc. "io parlavo"
  • Futuro semplice: loquar, -ēris ecc. "io parlerò"
  • Perfetto: locūtus sum ecc. "parlai"
  • Piuccheperfetto: locūtus eram ecc. "avevo parlato"
  • Futuro anteriore: locūtus erō ecc. "avrò parlato"

Congiuntivo

  • Presente: loquar, -āris ecc. "che io parli"
  • Imperfetto: loquĕrer, -ĕrēris ecc. "che io parlassi, io parlerei"
  • Perfetto: locūtus sim ecc. "che io abbia parlato"
  • Piuccheperfetto: locūtus essem ecc. "che io avessi parlato, io avrei parlato"

Imperativo

  • Presente: loquĕre "parla!"
  • Futuro: loquitor "parlerai!, dovrai parlare!"

Infinito

  • Presente: loquī "parlare"
  • Perfetto: locūtum, -am, -um esse "aver parlato"
  • Futuro: locūtūrum, -uram, -urum esse "stare per parlare, parlare (in futuro)"

Participio

  • Presente: loquēns, -entis "parlante"
  • Passato: locūtus, -a, -um "che ha parlato"
  • Futuro: locūtūrus, -a, -um "che parlerà"

Gerundivo

  • loquendus, -a, -um "da parlarsi"

Gerundio

  • loquendī "del parlare"

Supino

  • locūtum "a, per parlare"
  • (manca perché intransitivo)

La quarta coniugazione deponente

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Il verbo preso a modello per la quarta coniugazione è largĭor, largīris, largītus sum, - , largīrī "elargire".

Indicativo

  • Presente: largĭor, -īris ecc. "io elargisco"
  • Imperfetto: largiēbar, -ēbāris ecc. "io elargivo"
  • Futuro semplice: largĭar, -iēris ecc. "lo elargirò"
  • Perfetto: largītus sum ecc. "elargii"
  • Piuccheperfetto: largītus eram ecc. "avevo elargito"
  • Futuro anteriore: largītus erō ecc. "avrò elargito"

Congiuntivo

  • Presente: largĭar, -eāris ecc. "che io elargisca"
  • Imperfetto: largīrer, -īrēris ecc. "che io elargissi, io elargirei"
  • Perfetto: largītus sim ecc. "che io abbia elargito"
  • Piuccheperfetto: largītus essem ecc. "che io avessi elargito, io avrei elargito"

Imperativo

  • Presente: largīre "elargisci!"
  • Futuro: largītor "elargirai!, dovrai elargire!"

Infinito

  • Presente: largīrī "elargire"
  • Perfetto: largītum, -am, -um esse "aver elargito"
  • Futuro: largītūrum, -ūram, -ūrum esse "stare per elargire, elargire (in futuro)"

Participio

  • Presente: largĭēns, -entis "elargente"
  • Passato: largītus, -a, -um "che ha elargito"
  • Futuro: largītūrus, -a, -um "che elargirà"

Gerundivo

  • largiendus, -a, -um "da elargirsi"

Gerundio

  • largiendī "dell'elargire"

Supino

  • largītum "a, per elargire"
  • largītū "a elargirsi"
  1. In italiano abbiamo rari casi di relitti di participio futuro, ad esempio nascituro ("che nascerà"), venturo ("che verrà"), futuro ("che sarà"), duraturo ("che durerà"). In italiano il loro valore oscilla fra quello di sostantivo (nascituro), di sostantivo e aggettivo (futuro) e di aggettivo (venturo, duraturo).
  2. In italiano esistono relitti di gerundivi come esaminando ("che deve/dovrà essere esaminato"), laureando ("che deve/dovrà essere laureato"), erigendo ("che deve/dovrà essere eretto"), agenda ("cose da fare"), merenda ("cose da meritare"), mutande ("abiti (vestēs, femm. plur.) da cambiare"), addendo ("da aggiungere"), orrendo ("di cui bisogna avere orrore"), bevanda ("cosa da bere") e vari altri.
  3. In realtà il perfetto in -vī e quello in -ŭī sono la stessa cosa: dobbiamo infatti ricordare che il latino, almeno fino all'epoca classica, non possedeva la consonante /v/ e al suo posto si pronunciava /w/, rendendo omofone le due uscite. Nel primo caso la u, trovandosi in posizione intervocalica, si è in seguito consonantizzata in /v/, un suono che viene oggi trascritto con v. Per questo motivo, due perfetti che in epoca classica si scrivevano LAVDAVI e CERNVI e si pronunciavano con la stessa desinenza (che il contesto fonetico differenziava in /wi/ e /u.i/) sono oggi divisi in -vī e -ŭī.
  4. Irregolare anche la seconda plurale perché sono entrambe forme atematiche.
  5. Per quanto riguarda l'accentazione, occore ricordare che dīc, dūc e fac sono apocopati, cioè in origine uscivano in che è caduta; fer e es (imperativo di sum) sono invece atematici, ossia non hanno mai avuto la vocale tematica. L'accentazione dovrà quindi tenere conto del numero di sillabe originarie nel primo gruppo, due e non una: nel caso dell'imperativo semplice il problema non si pone, ma nel caso di composizione con preposizioni l'accento cadrà sempre sul verbo, mai sulla preposizione (ēdū̀c, ēdī̀c). Nel secondo caso, invece, il calcolo dell'accento si baserà sulle sillabe reali (pèrfer, àdes).