I rosacrociani Lezione 3

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I rosacrociani Lezione 3
Tipo di risorsa Tipo: lezione
Materia di appartenenza Materia: Rosacrocianesimo

TERZO INCONTRO

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Affrontiamo questo terzo incontro muniti di quanto abbiamo incorporato nei precedenti, relativamente alla costituzione dell'uomo, e cioè che egli è tale in quanto portatore di:

un corpo fisico, che corrisponde alla forma che percepiamo;

un corpo vitale, che circonda e interpenetra il fisico, dotandolo della facoltà di vivere, crescere, moltiplicarsi;

un corpo emozionale, che dà lo stimolo all'azione, in quanto sede dei desideri e delle emozioni;

un corpo mentale, che funge da anello di congiunzione fra lo spirito, che è il vero uomo, e i suddetti veicoli, per imparare a dirigerli con volontà e aspirazioni proprie.

Diverse conseguenze derivano da una siffatta concezione dell'uomo. Una delle più importanti riguarda la dimensione dell'al-di-là, particolarmente connessa con l'esperienza del dopo-morte. Una soluzione di questo problema indicherà anche la via verso la soluzione di altri, man mano che si affacciano alla coscienza. Mettiamo in rilievo anche il fatto che scoprire così come affrontare il problema del dopo-morte non compete ad una mera speculazione metafisica, ma illumina anche i valori e la concezione della nostra vita di tutti i giorni.

È abbastanza nota la posizione dottrinale della Chiesa Cattolica, che coincide con l'insegnamento essoterico. Essa dice che alla morte si viene giudicati, e secondo il comportamento tenuto in vita, saremo premiati col Paradiso eterno o castigati con l'eterno Inferno. Almeno secondo l'insegnamento classico, anche se Gesù mai disse una cosa simile, derivata per lo più da errate traduzioni dei Vangeli, nei quali l'inferno non c'è.

Vediamo come esso può essere visto citando un teologo odierno abbastanza critico, Vito Mancuso, che nel suo libro: “L'Anima e il suo Destino”, scrive fra l'altro:

“Il mondo col suo carico di dolore, malattie e sciagure a livello naturale, colmo di radicali soprusi a livello storico, dove per millenni pochi tiranni hanno oppresso masse inermi, tutto ciò e molto altro porta a vedere ovunque il prevalere di una profonda ingiustizia. A ciò si aggiunge la prima di tutte le ingiustizie, la morte. La bellezza di un tempo sfiorisce, e con essa la velocità, la forza, l'entusiasmo, la voglia di vivere. Che cosa rimane? Che senso ha questa vita che è solo un percorso verso la morte? Senza neppure considerare l'estrema casualità con cui la morte raggiunge gli esseri umani, strappando qualcuno nel fiore degli anni, e altri lasciandoli vivere molto di più di ciò che meriterebbero.

Ebbene, la teoria della reincarnazione delle anime ha l'enorme vantaggio di conciliare tutto ciò. Essa, infatti, rintraccia la causa del dolore e del male che colpiscono alcuni, nel mondo presente, e non viene negata o attenuata a vantaggio della razionalità del tutto, in specifiche colpe che quegli stessi soggetti hanno commesso in vite precedenti. La colpa è solo loro, l'ordine del mondo non può sbagliare, tutto il sistema si regge su una razionale legislazione che premia i buoni e punisce i cattivi con infallibile precisione. La dottrina della reincarnazione ha il vantaggio di non negare il male di questo mondo, e insieme, ponendo altri mondi, di salvare la razionalità del tutto perché, come scrive Plotino, invita a guardare per ogni essere non solo al presente, ma, di volta in volta, anche ai periodi di tempo passati e futuri.”

Fin qui la descrizione abbastanza corretta delle motivazioni logiche che sostengono la dottrina di rinascita, o di reincarnazione. È una descrizione talmente convincente, che a chi la legge sorge spontanea la domanda: “Perché allora il teologo non la abbraccia nella sua concezione?”. Il buon Mancuso risponde subito alla domanda, nel modo seguente:

“Io non aderisco a questa teoria, a causa della distruzione della storia della singola libertà che essa comporta. Ammesso pure che io come anima sopravviverò, magari in un uomo migliore, magari in una donna peggiore, magari chissà, tutta la mia esperienza acquisita in questa vita andrà comunque persa, tutto l'ordine e l'informazione che ho prodotto dentro la mia anima andranno cancellati. Non ho dubbi, infatti, che tutti i tentativi di provare che è possibile ricordare qualcosa delle vite precedenti, che basta concentrarsi per vedere affiorare la reminescenza di quando eravamo qualcun altro, sono solo illusioni. La realtà è che la storia della coscienza, con tutte le esperienze fatte e le persone amate, se si rinasce nel tempo, viene azzerata. Questa prospettiva pensa il tempo come una ruota, come una giostra che eternamente ritorna, senza costruire nulla di nuovo. La legge dell'universo, però, indica un'altra logica, manifesta di essere indirizzata a una crescita continua dell'informazione.”

Proprio a partire da queste ultime parole, cominciamo ad esaminare la posizione del teologo, perché rinviano ad una concezione: “la crescita continua” che contiene in sé l'idea dell'evoluzione ritenuta come logica. Che venga indicata la dottrina della rinascita come contraria a questa logica, indica solo una non conoscenza della stessa. O meglio, una conoscenza legata agli stereotipi delle dottrine orientali e di come, meglio, sono concepite a livello popolare nelle società orientali. Noi diciamo che la dottrina della rinascita prevede sì, dei cicli, ma l'avanzamento da un ciclo al successivo non è a circuito chiuso, ma a spirale, per cui ogni passaggio successivo avviene ad un piano più avanzato rispetto al precedente. E considera questo il metodo attraverso cui l'umanità, in generale, e il singolo uomo, in particolare, crescono e maturano per mezzo dell'esperienza.

Le altre obiezioni sono da noi facilmente risolte, se solo ci ricordiamo quanto ci siamo detti nel corso del nostro primo incontro. L'esperienza di una singola vita non va mai persa: i nostri insegnamenti affermano che neppure un centesimo delle nostre esperienze va perduto, e la soluzione è non concepirci nel nostro piccolo io personale, ma nell'Io sono, la nostra parte spirituale eterna, che si serve di un numero di esistenze nel piano materiale proprio per fare tesoro delle esperienze che vi si svolgono. Come altrimenti accettare la frase di San Paolo: “Non sapete che siete simili agli Dei?”; e quella di Gesù: “Voi stessi farete le cose che io faccio, e anche di più grandi”? Pensiamo davvero che saremo in grado di fare cose più grandi di quelle di Gesù, vivendo una sola vita? oppure prendiamo le sue parole come una storiella detta tanto per consolarci?

Quanto al fatto che, a detta del teologo, la reminescenza delle vite passate non può affiorare, tutto dipende da che cosa si intende. Come possiamo spiegare il genio innato di un Mozart bambino, se non con l'affiorare di un'esperienza già fatta prima della vita in cui portava quel nome? Il ricordo non è consapevole, ma l'insegnamento, l'esperienza è senz'altro acquisita. E questo metodo risponde anche alla nostra esperienza, se solo la sappiamo osservare con occhi diversi: quando infatti, da piccoli, ci insegnavano a scrivere, quanta fatica, quanti errori, quanti sforzi abbiamo fatto? Ad un certo punto, però, quell'insegnamento l'abbiamo interiorizzato, e oggi quando ci accingiamo a scrivere, non abbiamo bisogno di tenere presente tutto quel processo; grazie ad esso lo sappiamo fare, e questo è il metodo naturale di apprendimento. Sappiamo scrivere, anche se non ricordiamo tutta la fatica che ci è costato. E se questo è valido all'interno di una sola vita, a maggior ragione vale per le esperienze fatte nelle vite precedenti. Esiste una memoria inconsapevole, che è legata alle esperienze apprese in tutte le vite precedenti, delle quali in qualche modo conserva il ricordo (la scienza esoterica conosce questo modo, ma non è il caso qui di complicarci di più questa esposizione per descriverlo). Osserviamo solo che la parola “ri-cordo” fa etimologicamente più riferimento al cuore che al cervello. Che si nasca con “la coscienza azzerata”, come afferma il teologo, rimanda alla teoria della tabula rasa, e questo tradisce la concezione materialistica che ci sta dietro.

Per quanto riguarda il richiamo alla libertà, il Cristianesimo esoterico è un inno alla libertà, tanto che tutto è messo nelle mani dell'uomo. Il destino è conseguenza delle libere scelte fatte nel passato; il futuro dipende dalle libere scelte di oggi. Non solo, ma essendo noi stessi gli autori del nostro destino, abbiamo, per così dire, il diritto d'autore, il copyright, quindi il diritto di modificarlo, se siamo in grado di farlo.

Nel paragrafo successivo, Mancuso scrive che “il Cristianesimo ha sempre escluso la preesistenza delle anime, perché noi non siamo mai stati altri Io, e non saremo mai altri Io”. Ma come si fa a fare una affermazione così decisa, in questo campo? Comunque, se per “io”, intendo la mia parte spirituale eterna, quella che inconsapevolmente intendo quando pronuncio la parola “io”, allora concordo: non sono mai stato un altro Io, solo che questo Io abita in tutte le vite che il medesimo utilizza per il proprio avanzamento.

Ci sarebbe anche molto da obiettare riguardo al fatto che “sempre il Cristianesimo abbia escluso la preesistenza delle anime”. È un errore storico! Il primo Cristianesimo risentiva del clima culturale dell'epoca, che prevedeva l'insegnamento della rinascita ad un livello più profondo di quello popolare. Ricordiamo i richiami fatti da Gesù sull'insegnamento in parabole per il popolo, e più profondo per i discepoli a Lui più prossimi. Spesso questo insegnamento era talmente implicito, che era esposto senza dare altre spiegazioni, come nell'episodio narrato della Trasfigurazione:

Matteo 17

«Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: “Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia”. Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo”. All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: “Alzatevi e non temete”. Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo. E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti”. Allora i discepoli gli domandarono: “Perché allora gli scribi dicono che deve prima venire Elia?”. Ed egli rispose: “Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l'hanno riconosciuto; anzi, l'hanno trattato come hanno voluto. Così anche il Figlio dell'uomo dovrà soffrire per opera loro”. Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.»

Marco 9

«Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: “Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!”. Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: “Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!”. E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti. E lo interrogarono: “Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?”. Egli rispose loro: “Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Orbene, io vi dico che Elia è già venuto, ma hanno fatto di lui quello che hanno voluto, come sta scritto di lui”»

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Gli insegnamenti esoterici che i grandi veggenti ci indicano, dicono che Giovanni Battista fu la reincarnazione di Elia, ed Elia l'incarnazione di Mosè. Sapendo questo, non appare evidente e chiarito il testo dei due passaggi biblici appena letti?

E diventa più chiara anche la frase che Giovanni il Battista pronunciò all'atto del battesimo di Gesù, quando questi ricevette lo spirito del Cristo: “Io devo diminuire, lui deve crescere”. Mosè è la Legge, rappresenta la Legge, il sistema di timori e paure del Vecchio Testamento, incarnato in quel momento in Giovanni il Battista: ma con il Cristo la Legge ha adempiuto al suo compito di guida per l'umanità, e deve cominciare ad essere sostituita dall'Amore. Cioè, la Legge deve diminuire, e l'Amore deve crescere. Ecco come tutto l'insegnamento biblico prende nuova forma e più stringente significato se applichiamo ad esso il concetto della reincarnazione, perché, in realtà, esso già lo comprende!

Altro breve esempio, tra i molti possibili, lo troviamo in Matteo 16: 13-16:

Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarea di Filippo, chiese ai suoi discepoli: “La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?”. Risposero: “Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti”. Disse loro: “Voi chi dite che io sia?”.”Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.

Anche qui risulta evidente, al di là delle fantasiose interpretazioni teologiche, la diffusa concezione della teoria della rinascita. Vi troviamo anche una differenziazione fra “il Figlio dell'uomo” e “il Figlio di Dio”, che però esamineremo più avanti.

Per concludere il discorso storico, diciamo che solo nell'anno 553 la Chiesa condannò la dottrina della rinascita, con il Concilio indetto dall'imperatore Giustiniano. Che nelle “Confessioni” Sant'Agostino scriveva: “La mia infanzia ha forse seguito un'altra mia età?… E ancora prima di questa vita, io esistevo già in qualche altro luogo o altro corpo?” Che San Girolamo (347-420) diceva: “Non conviene si parli troppo delle rinascite, perché le masse non sono in grado di comprendere”. Origene, uno dei Padri della Chiesa, affermava: “Le anime che richiedono i corpi si rivestono di essi e, quando queste anime cadute si sono elevate a cose migliori, i loro corpi si annientano ancora una volta. Così le anime svaniscono e riappaiono continuamente”.

Che cosa succede, allora, alla morte? Leggiamo questo passo tratto dalla Bibbia, Qoelet 12, per cominciare ad esaminare l'aspetto esoterico:

“Prima che si rompa il cordone d'argento e la lucerna d'oro si infranga e si rompa l'anfora alla fonte, e la carrucola cada nel pozzo e ritorni la polvere alla terra, com'era prima, e lo Spirito torni a Dio che lo ha dato...”

Questo passaggio riferito alla vecchiaia e alla morte, è un altro che correttamente compreso e interpretato ci dimostra come la conoscenza derivata dalla chiaroveggenza sia quella posseduta dai profeti, e sia la stessa che sta dietro agli insegnamenti esoterici. Esso ci dice che quando si rompe il cordone argenteo, la luce della vita si spegne, e una parte (il corpo) che prima era unita alla vita “cade nel pozzo”, cioè “ritorna alla terra”, mentre l'altra parte “torna” nei piani spirituali: a Dio, da dove provenne. Che cos'è allora questo cordone argenteo, che sembra avere la proprietà di mantenere la vita nel corpo? Ricorriamo ancora una volta alla legge di analogia per scoprirlo. Per noi “nascita” e “morte” sono termini intercambiabili, perché entrambi indicano il passaggio (nelle due direzioni possibili) da una dimensione ad un'altra di esistenza. Se guardiamo allora alla nascita fisica, vediamo che il feto, quando si trova all'interno dell'utero materno, è unito e mantenuto in vita all'interno dello stesso da un cordone fisico, chiamato cordone ombelicale; ebbene, se guardiamo poi all'altra nascita, alla nascita nei piani spirituali, cioè a quella che noi chiamiamo morte, il chiaroveggente ci dice che l'anima (usiamo ancora questo vocabolo per il momento), cioè i corpi sottili, sono legati al corpo fisico da un altro “cordone” formato di sostanza eterica, durante la vita, e che quando si “rompe”, abbandona il corpo fisico alla decomposizione portando con sé gli altri veicoli viventi, proprio come il cordone ombelicale viene strappato alla nascita fisica, avendo perduto la sua funzione di mantenimento.

Morte.

Seguiamo il passaggio della morte, visto dal punto di vista spirituale. Durante la vita, tutto quello che ci accade viene registrato in un atomo che ci è appartenuto attraverso tutte le varie esistenze. Questa memoria è chiamata in esoterismo “memoria superconscia”; e non ci è consapevole, se non a livello subliminale. Essa registra tutto, anche quello che non notiamo consapevolmente. I servizi segreti delle potenze militari lo sanno bene, perché si sono accorti che ricorrendo ad ipnosi le persone che hanno assistito, od erano presenti nello scenario di un fatto che vogliono indagare, sono in grado di riferirne nei più minuti particolari se sottoposti ad ipnosi profonda. Questo atomo lo chiamiamo atomo-seme, ed ha sede nell'apice del ventricolo sinistro del cuore. Durante la vita esso registra, come una bobina, tutto quanto le immagini ambientali trasportano attraverso l'aria inspirata, e quindi passata per mezzo della piccola circolazione sanguigna, attraverso il cuore. Ecco perché questa memoria non è consapevole: essa infatti non passa nel cervello, ma ha sede direttamente nel cuore, sede della memoria inconscia. Una estremità del cordone argenteo è attaccata a questo atomo-seme, mentre l'altra estremità collega il corpo fisico con i corpi sottili. Durante il sonno – che altro non è che l'allontanamento dei corpi sottili dal corpo fisico, con conseguente perdita di coscienza su quanto accaduto – il cordone argenteo continua a collegare le sue due estremità. L'unica differenza fra il sonno e la morte è il fatto che quest'ultima avviene quando esso si spezza, interrompendo il suddetto collegamento: allora il cuore si ferma e i corpi sottili sono liberati dal fisico. Essi si ritraggono quindi, e l'atomo-seme li segue “sbobinando” le immagini che contiene e uscendo dalla parte superiore della testa attraverso una sutura presente nel cranio.

La rottura del cordone argenteo, tuttavia, non avviene immediatamente, ma può verificarsi in un lasso di tempo variabile dopo l'arresto cardiaco, che al massimo dura per tre giorni e mezzo circa. In questo lasso di tempo la persona vede le immagini dello “sbobinamento” scorrere davanti alla sua coscienza “in ordine inverso”. È ormai nota la tendenza a rivedere la propria vita in un attimo, come si dice, quale presagio della morte imminente; è un fenomeno legato a quanto abbiamo ora spiegato. Altra riprova abbastanza nota, e sulla quale è anche stato girato un film, concerne il “peso”: 21 grammi. È stato riscontrato che nel momento della morte la persona perde improvvisamente una quantità di peso fissa (21 grammi, appunto), variabile da specie animale a specie. Si è detto che quello è il peso dell'anima, ma una affermazione del genere non ha un significato preciso; in realtà, ciò che avviene è il distacco dei veicoli superiori da quello fisico, e il corpo vitale appartenendo ancora al mondo fisico e alle sue leggi, è dotato di un proprio peso misurabile.

Appena termina la revisione della vita trascorsa, anche il corpo vitale eterico viene abbandonato, e l'individuo si ritrova circondato dal proprio corpo emozionale. Ricorderete che parlando del globo del Periodo della Luna, formato di sostanza del desiderio o emozionale, abbiamo detto che in esso si sviluppò la prima divisione interna del globo, contraddistinta dalle due correnti, verso il centro e verso la superficie. Bene, in un certo senso il nostro corpo emozionale è una parte di quel Periodo nel quale prese il via la sua evoluzione, e porta in sé le stesse due correnti: la corrente centripeta, che ha sede nelle regioni più basse, cioè più prossime alla dimensione fisica, e la corrente centrifuga, verso l'esterno, che ha sede nelle regioni più elevate. Appena l'individuo si è separato dal corpo eterico, si trova con il proprio corpo emozionale in questo piano dei sentimenti e delle emozioni. Si attiva la forza centripeta più prossima al mondo fisico, e rivede il panorama in senso inverso della vita terrena appena conclusa. Qui però il panorama non può lasciarlo indifferente, perché siamo nel piano della sensibilità e del sentimento: ad ogni immagine che scorre davanti alla sua coscienza egli risente delle emozioni in gioco. Ogniqualvolta rivede un episodio nel quale egli provocò del dolore ad altri, egli stesso lo rivive, si ripercuote in lui come ne fosse lui ora la vittima. È essenziale vivere bene ed approfonditamente questi episodi, perché ne derivano gli insegnamenti estratti dalle esperienze vissute. È in ciò che consiste la base del progresso e dell'avanzamento spirituale: quando, in una vita futura, egli si troverà davanti a fatti analoghi e alla possibilità di fare ancora del male ad altri, inconsciamente il dolore risentito nella descritta fase post-mortem lo metterà in guardia, e gli impedirà di commettere lo stesso errore. Anzi, se assisterà a fatti, episodi o possibilità che altri facciano lo stesso errore, sentirà dentro di sé l'impulso a fare di tutto per impedirlo. Quindi anche il livello sociale ne risentirà per il bene. vediamo così come il “giudizio” tanto temuto dai fedeli delle religioni popolari, che concepisce un dio vendicativo e temibile, non ha alcun fondamento. Il vero giudizio è quello che, in ultima analisi, daremo noi su noi stessi, e il suo solo scopo è quello di farci imparare il retto comportamento. L'acutezza dell'insegnamento è direttamente proporzionale all'esattezza delle immagini inserite nella coscienza del trapassato, e all'attenzione con cui egli le poté osservare per la prima volta nei tre giorni e mezzo successivi al decesso; ecco perché è un crimine contro l'individuo e contro la società disturbare il defunto in detto periodo, con schiamazzi, urla o interventi sul suo corpo. La fase che abbiamo descritta è definita nel Cristianesimo esoterico fase di Purgatorio. E comprendiamo come sarebbe bene pregare perché le sofferenze (che sarebbero meglio descritte come insegnamenti) che in esso hanno luogo fossero il più acute possibile, anziché per il contrario, come una religione ignorante usualmente propone di fare. Oltre al fenomeno appena descritto, ne avviene contestualmente un altro. Nel nostro corpo emozionale si sono sviluppati tutti gli impulsi che ci tengono legati alla forza centripeta, quali le passioni basse, l'egoismo, l'ira, tutte le emozioni egoistiche e i cosiddetti “vizi”, perché tutte queste attività concentrano la nostra attenzione sul corpo, impedendoci di abbandonare il piano fisico. Se prima queste attività non sono superate, la corrente centrifuga non si attiva. La velocità di revisione della vita scorre ad una velocità tripla rispetto al tempo che conosciamo nella dimensione terrena, ma solo quando avremo sradicato i suddetti “vizi” potremo passare alla fase successiva.

Appena questo accade, allora entriamo nella parte superiore del piano del desiderio e ancora una volta il panorama della vita trascorsa si svolge davanti alla coscienza, ma questa volta sono le azioni che hanno lasciato un segno benefico a ripercuotersi nella nostra coscienza. Anch'esse sono essenziali alla comprensione delle vere leggi di natura e all'insegnamento che siamo chiamati ad assimilare nel mondo. Questa fase nel Cristianesimo esoterico è chiamata del Primo Cielo, avviene, come detto, nelle regioni superiori del piano emozionale del desiderio.

Dopo le fasi descritte, anche il corpo emozionale viene abbandonato, e l'individuo si trova così solo con la mente nel piano del pensiero. Anche la mente è un veicolo dello spirito, dell'“Io Sono”, e qui tutti gli insegnamenti ricevuti fino a questo momento vi vengono assimilati per fare da base per l'esistenza futura sulla Terra. Questa è la “voce della coscienza” che ci suggerisce il retto comportamento in tutte le occasioni nelle quali ci imbattiamo, e che intuitivamente siamo portati ad ascoltare; è il lavoro che trova il suo svolgimento nel piano mentale, nel Secondo Cielo. Solo questa conoscenza di ciò che avviene dopo la morte, ci consente di capire perché nel corso della storia osserviamo, a livello sia collettivo che individuale, una progressione, un avanzamento costante che chiamiamo “civiltà”. La morte perciò non è affatto una ingiustizia, ma una necessità benefica per il nostro avanzamento individuale. Segue un periodo nel quale lo spirito, privo ora di tutti i suoi veicoli della vita passata, ha la certezza interiore di essere tornato a casa: ha come esaurito il compito che si era dato, e finalmente può riposarsi, fino a quando l'esigenza evolutiva fa sorgere in lui la spinta a compiere un passo ulteriore: una nuova rinascita sulla Terra.

Rinascita.

Arriva finalmente il momento di preparare la futura esperienza terrena. Questa preparazione avviene nel piano degli Archetipi, dove anche le condizioni ambientali vengono adattate alle nuove esigenze. Ricorderete quanto abbiamo detto parlando dell'evoluzione naturale e delle due teorie di Lamàrck e di Darwin. In realtà, nessuna delle due esaurisce la questione, se osservata dal punto di vista spirituale, cioè prendendo in considerazione tutte le forze che sono in gioco. Anche l'ambiente fisico, che fa da sfondo alla modificazione e adattamento delle specie, le condizioni esteriori nelle quali la vita evolve, fa parte del “gioco”. Nulla è lasciato al caso. Lo scienziato che vede solo l'aspetto materiale della vita, è portato a mettere in contrapposizione l'idea di Natura con quella di Dio, arrivando ad affermare che se trova le leggi che spiegano la prima, diventa superfluo il secondo. In realtà, la Natura non è altro che l'effetto di quell'Attività, Intelligenza e Volontà che usiamo chiamare Dio. Qualcuno ha detto: “Dio è il timbro, e la Natura la sua impronta”. Per comprendere più approfonditamente la legge di evoluzione, occorre considerare che anche l'ambiente viene preparato per le esigenze evolutive-spirituali degli esseri che vivono in esso. Da un punto di vista più completo, che tiene cioè conto dello scopo dell'esistenza secondo le esigenze spirituali, che sono la causa di tutto il movimento che stiamo esaminando, possiamo dire che qualsiasi teoria evolutiva che non tenga in conto le esigenze spirituali non è in grado, neanche razionalmente, di fornire una spiegazione esauriente. Se, infatti, il miglioramento della specie è lo scopo dell'evoluzione, come mai persone e società più evolute sembrano incamminarsi nella direzione opposta: cioè nella difesa del meno adatto a detto miglioramento, cioè del più debole? Per spiegare questa apparente contraddizione, dobbiamo inserire il concetto di Anima.

Tutti gli insegnamenti che l'evoluzione produce, non si depositano, per così dire, nei vari corpi che ne sono stati lo strumento: i corpi sono solo dei mezzi, che da una vita all'altra spariscono e “muoiono”. Essi costruiscono quell'“alimento” che arricchisce lo spirito della quintessenza di tutte le esperienze, e che al termine di tutto il processo evolutivo si incorporerà in ciò che chiamiamo “Anima”. L'anima perciò è questo elemento perenne che si tramanda e che migliora di vita in vita, e che costituisce il vero scopo dell'evoluzione. Il quale perciò non è tanto l'adattamento all'ambiente, ma che utilizza l'esperienza che si svolge nell'ambiente per alimentare ed edificare l'anima. L'anima perciò preesiste ad ogni nascita, anzi ad ogni “rinascita” in veicoli differenti dei precedenti, ma via via sempre migliori perché costruiti con gli atomi-seme di ciascuno, nei quali è incorporato il livello vibratorio raggiunto in precedenza, nel corso del processo di discesa che porterà ad una nuova “nascita” nel piano fisico-chimico.

Tutte le esperienze possono essere accessibili alla coscienza, a condizione di saperla innalzare oltre la soglia della pura materialità: è quello che hanno già fatto i veggenti, e che ciascuno di noi qui presenti può fare. Ma per fare questo non è sufficiente una curiosità intellettuale, e neppure uno studio universitario; bisogna modificare il nostro stile di vita, in modo da aprirsi anche a quel ri-cordo depositato nel cuore. Questo non è in contraddizione con il nostro proposito di usare la logica: la logica è lo strumento, la porta da aprire che cela dietro di sé il tesoro che stiamo cercando. Ma se anche dopo avere aperto la porta, anziché guardare nella stanza del tesoro, continuiamo a soffermarci sulla porta e sui suoi intarsi, perdiamo di vista il nostro vero obiettivo, confondendo il fine con il mezzo.

Quello che abbiamo detto fin qui è estremamente importante, ma per coglierne tutto il valore dobbiamo metterlo in connessione con quell'elemento che fin qui non è ancora apparso nel suo aspetto più profondo, come abbiamo promesso fin dall'inizio: il Cristianesimo Esoterico. Lo esamineremo nel prossimo, quarto e ultimo incontro. Per prepararci ad esso, però dobbiamo porci la seguente domanda: abbiamo visto come vi sia una catena evolutiva nel pianeta, rappresentata dai quattro regni di natura, il regno minerale (costituito dal solo corpo fisico o denso), il regno vegetale (costituito dal corpo fisico ed eterico o vitale), il regno animale (costituito dal corpo fisico, eterico ed emozionale) e il regno umano (che aggiunge ai precedenti anche la mente quale veicolo interiorizzato). Questa catena evolutiva si arresta qui, o prosegue ulteriormente? È logico che prosegue: il progresso e l'evoluzione sono in realtà infiniti. Esistono dei regni superiori all'umano, cioè che giunsero prima dell'uomo alla fase evolutiva umana, e sono quelli che il Cristianesimo Esoterico chiama con i nomi seguenti:

Gerarchie attive nel periodo della Terra

Genere Umano: L'umanità del periodo della Terra

Angeli: L'umanità del periodo della Luna (più avanti dell'uomo di un grado)

Arcangeli: L'umanità del periodo del Sole (più avanti dell'umanità di due gradi)

Principati o Sigg. della Mente: L'umanità del periodo di Saturno (più avanti dell'umanità di tre gradi)

Virtù o Sigg. della Forma: Lavorano con il corpo fisico dell'uomo nel periodo della Terra

Potestà o Sigg. dell'Individualità: Lavorano con il corpo emozionale dell'uomo dal periodo della Luna

Dominazioni o Sigg. della sapienza: Lavorano con il corpo vitale dell'uomo dal periodo del Sole

Gerarchie che non sono più attive

Troni o Sigg. della Fiamma: Lavorarono con lo spirito dell'uomo nel periodo della Luna

Cherubini: Lavorarono con lo spirito dell'uomo nel periodo del Sole

Serafini: Lavorarono con lo spirito dell'uomo nel periodo di Saturno

È la famosa “Scala di Giacobbe”:

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«(Giacobbe) fece un sogno: una scala poggiava sulla terra, mentre la sua cima raggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Dio salivano e scendevano su di essa."»

. (Genesi 28, 12)