I Longobardi
I Longobardi che, stanziatasi in Italia, dà vita a uno dei regni romano-barbarici, dominando parte della penisola dal 568 al 744 d.C., data della dissoluzione del regno longobardo a opera di Carlo Magno.
L'Italia prima dei Longobardi
modificaOdoacre e il crollo dell'Impero Romano d'Occidente
modificaNel 476 Odoacre prende atto della disgregazione dell'Impero Romano d'Occidente e invia le insegne imperiali all'Imperatore d'Oriente, evento che gli storici futuri interpreteranno come la data spartiacque tra l'età classica e il medioevo. Odoacre è di etnia scira ma è a capo di tante popolazione precedentemente alleate dell'Impero, il che si riflette anche nel suo titolo "Patrizio dei Romani e Re delle Genti". Questa doppia titolatura è anche simbolica per il tipo di gestione che Odoacre fa del suo regno: l'amministrazione civile rimane sotto la gestione dell'élite politica senatoria di origine romana, mentre l'esercito è sotto il controllo dei barbari. Nonostante il suo valore simbolico, il 476 non segna un cambiamento nelle condizioni di vita per la popolazione dell'Italia. Continua la riscossione dell'imposta fondiaria e l'utilizzo dei proventi della tassazione per finanziare opere pubbliche e esercito anche se la racconta e l'utilizzo dei fondi avviene ovviamente più in piccolo per la sola Italia e dunque lo stato si trova con meno risorse. Tuttavia i meccanismi sociali e burocratici continuano a restare in piedi.
Da Teodorico alla guerra greco-gotica
modificaNel 489, l'Imperatore d'Oriente Zenone decide di inviare gli Ostrogoti, capitanati da Teodorico (un barbaro molto romanizzato in quanto cresciuto come ostaggio a Costantinopoli) a recuperare l'Italia. Teodorico arriva dunque in Italia sotto mandato ufficiale dell'Imperatore e la sua conquista è rapida e poco violenta. Odoacre si rifugia a Ravenna ma viene sconfitto e ucciso. Sotto Teodorico, permane la divisioni di poteri che c'era ai tempi di Odoacre e anzi viene rafforzata: la separazione netta di ruoli tra l'élite romana, dedita al governo civile, e quella gota, dedita al potere militare, diventa una sorta di ideologia del governo e rende il regno ostrogoto quello, tra i regni romano-barbarici, con la minor osmosi tra il sistema politico romano e quello dei nuovi popoli barbari. Teodorico stesso mantiene questa divisione nel titolo, come aveva fatto Odoacre e si presenta come "Re dei Goti e Patrizio dei Romani". Bisogna però tenere a mente che tale divisione è più una costruzione culturale che un fatto di sangue e, anche se i matrimoni misti sono scoraggiati, si ha notizia di membri dell'élite romana che, per entrare nell'esercito, si "gotizzano" con adozioni e altri stratagemmi. La scarsa integrazione rende però il sistema fragile, sicché all'inizio, il regno ostrogoto si regge sull'enorme prestigio di Teodorico che, per rafforzare ulteriormente la sua posizione, compie alleanze matrimoniali con i sovrani degli altri regni romano-barbarici. Già prima della morte di Teodorico, per motivi non del tutto chiari, l'élite romana comincia ad allontanarsi dalla sua figura e ad allinearsi con l'Impero bizantino. A peggiorare la situazione, alla morte di Teodorico, nel 518, a ereditare il trono è sua figlia e nella mentalità del tempo, il fatto che una donna fosse al potere delegittima il potere reale. Comincia dunque una lotta interna tra l'élite romana e quella gota e l'instabilità indebolisce internamente il regno. Sfruttando questa fase di fragilità, l'Imperatore di Bisanzio prova a riconquistare l'Italia ostrogota dando il via alla ventennale guerra greco-gotica (535-553). Questa guerra, sanguinosissima e molto lunga, distrugge sia il sistema economico, devastando le strutture e infrastrutture materiali del territorio, sia l'ordinamento sociale pre-esistente, tanto che oggi si considera sia stata questa guerra a portare a conclusione l'età antica in Italia, con tutto il suo sistema socio-economico. I bizantini riescono a vincere ma restano in controllo dell'Italia per solo quindici anni, prima dell'arrivo dei Longobardi che sancisce l'inizio del Medioevo in Italia.
L'arrivo dei Longobardi
modificaLa fine del mondo antico
modificaOggi si ritiene che sia stata più la guerra greco-gotica che non l'arrivo dei Longobardi ad aver modificato le condizioni di vita della popolazione italiana, perché la conquista longobarda fu lenta, graduale e non eccessivamente violenta. Tuttavia ci sono buone ragioni per ritenere l'arrivo dei Longobardi uno spartiacque nella storia italiana:
- Alcune aree della penisola restano in mano bizantina, quindi viene interrotta l'unità politica dell'Italia che durava da secoli, ma questa frammentazione su base regionale è comune in tutta Europa dopo la caduta dell'Impero Romano, dunque il caso italiano non rappresenta un'eccezione.
- Con l'arrivo dei Longobardi, in Italia cessa la riscossione dell'imposta fondiaria e di qualsiasi altro sistema di tassazione su vasta scala con tutto ciò che ne consegue dal punto di vista sociale. Tuttavia, bisogna notare che questo fenomeno potrebbe non essere dovuto a una decisione precisa da parte dei Longobardi ma al fatto che la guerra greco-gotica aveva a tal punto stremato il sistema economico italiano da rendere impossibile la riscossione di imposte su vasta scala.
- Nell'Italia longobarda cessano di esistere le strutture e i gruppi di potere di ascendenza tardoantica. L'élite senatoria viene in parte assimilata e in parte eliminata dai Longobardi. Il profilo culturale dell'élite longobarda è molto unitario: sia per il tipo di strutture di potere, sia per l'identificazione in un unico gruppo etnico, dunque l'osmosi tra sistemi politici e sociali tra la vecchia aristocrazia romana e i nuovi invasori avviene a totale vantaggio della popolazione barbarica, caso unico tra quelli dei regni romano-barbarici.
La conquista dell'Italia
modificaI longobardi provenivano dalla Pannonia, una regione grossomodo corrispondente con l'attuale Ungheria, anche se nei loro miti facevano risalire la loro origine alla Scandinavia. Per le popolazioni barbariche, l'Italia era una preda ricca e molto ambita. I longobardi stessi sono informati da alcuni mercenari che avevano combattuto per i bizantini, che la capacità di resistenza delle armate imperiali in Italia dopo la guerra greco-gotica è molto debole e dal canto loro i bizantini sottovalutano la minaccia e permettono ai longobardi di dilagare, sotto la guida di re Alboino, per la Pianura Padana. La loro conquista iniziale non è capillare ma occupano solo i centri di rilevanza strategica per poi allargare da lì la loro influenza. La loro conquista nel nord è molto lenta, tanto che conquisteranno regioni come la Liguria solo ottant'anni dopo il loro arrivo in Italia. Inoltre, come detto, non è una conquista totale del territorio italiano, rimangono bizantine infatti la Sicilia, la Sardegna, le punte di Calabria e Puglia, Napoli e Gaeta, Roma e il Lazio, Ravenna e la Romagna (fino a Imola) connesse a Roma da un corridoio bizantino che tagliava l'Umbria e la Pentapoli, ovvero un gruppo di città costiere nelle Marche. Il dominio longobardo è dunque diviso in due tronconi, separati dal corridoio bizantino. Nella parte meridionale, ci sono di ducati longobardi di Benevento e Spoleto che non si sono formati a seguito della conquista di Alboino e dei suoi successori ma dopo una presa di potere autonoma da parte di un gruppo di soldati longobardi ex-foederati dell'Impero. Per questa ragione, i due ducati saranno sempre autonomi dal regno a nord e i due duchi, pur riconoscendosi in una ideale unità del regno, avranno nei loro territori poteri simili a quelli del re longobardo e saranno completamente indipendenti dall'autorità di quest'ultimo. Talvolta i duchi di Benevento e Spoleto si alleano con il papato contro lo stesso re longobardo, dimostrando che questo regno teoricamente unitario era in realtà diviso in tre regioni autonome. Tale divisione può anche essere vista come una conseguenza della debolezza e della scarsità di mezzi del potere centrale di questo periodo che non riesce a dare vita a costruzioni politiche di estensione pluriregionale.