Gli speroni e i loro effetti
Gli speroni e i loro effetti
modificaInizialmente gli speroni non avevano rotelle, ma erano appuntiti e lunghi. A quei tempi l’imboccatura, chiamata buade, era molto severa e la sella aveva un alto pomello anteriormente e posteriormente. Le gambe del cavaliere, perciò, scendevano diritte e, poiché le ginocchia non potevano essere piegate, era necessario uno sperone lungo per mitigare l’azione troppo forte del morso. Ancora oggi gli Arabi usano questo tipo si sperone che si chiama shabir.
Con il progresso dell’equitazione gli “effetti della forza” hanno lasciato il posto alla “forza degli effetti” e la punta a stiletto è stata rimpiazzata da rotelle, severe, medie o leggere in proporzione all’acutezza delle loro punte. La scelta del giusto grado di severità delle rotelle necessario per ogni particolare animale è dettata dalla sua insensibilità o dalla sua sensibilità e determinata dal tatto equestre del cavaliere. In ogni caso il cavallo deve prima essere abituato a rotelle smussate e addestrato gradualmente a quelle più severe. È stata usata una gran varietà di rotelle accompagnata da varie teorie per spiegare le loro diverse forme. Praticamente è importante che le rotelle girino in modo sciolto sul perno. Altrimenti, i peli del cavallo possono rimanere incastrati attorno ad esse e impedire del tutto la possibilità di girare. In questo caso le punte, rimanendo fisse, risultano molto più severe e il cavaliere potrebbe involontariamente usare lo sperone con più forza di quella desiderata. Inoltre il movimento della rotella dall’alto verso il basso fa risultare l’azione dello sperone più severa rispetto al movimento nella direzione inversa.
In ogni epoca, nella storia dell’equitazione, “l’attacco” degli speroni è stato considerato sia un mezzo di correzione e punizione sia un modo per aumentare l’effetto delle gambe. Alcuni scrittori che si sono occupati dell’argomento hanno affermato che l’uso degli speroni segue l’invenzione del morso e della briglia come sua necessaria conclusione. Ovviamente, il morso in bocca, appoggiato sopra le sensibili barre, dà adito a scomodità e addirittura a dolore, così che il cavallo naturalmente esita ad avanzare andando incontro a questa sensazione. In particolare questo era il caso dei primi morsi, con le loro lunghe aste e i loro dischi con eliche applicati al cannone. Quando le sole gambe si sono mostrate insufficienti a spingere il cavallo in avanti contro il morso si è dovuta utilizzare la frusta. Ma questa può essere usata su un solo lato alla volta e perciò è inefficiente. Inoltre, il soldato a cavallo, con le redini in una mano e la lancia o la spada nell’altra, non poteva usare la frusta. Perciò è stato necessario inventare gli speroni per spingere il cavallo in avanti nonostante il dolore inflitto dal morso usato dal cavaliere con la “mano pesante”.
Il primo maestro che cominciò ad usare lo sperone con moderazione ed intelligenza fu Comte de la Guérinière. Il suo principio della “delicata pressione degli speroni” è ancora osservato dalle scuole di equitazione più progressiste. Ma l’equitazione, grazie ai progressi fatti dai tempi di de la Guérinière, è passata dalle basi istintive a quelle razionali e ora a quelle scientifiche. Non è più questione di praticare quello che i nostri antenati hanno fatto ma di seguire un’educazione progressiva, una successione razionale delle cause e degli effetti usati dall’uomo sul cavallo.
Ora il concetto principale dell’equitazione scientifica è la “forza degli effetti” che nega definitivamente “gli effetti della forza”. Ammesso questo, non è più attraverso la severità del morso o la severità degli speroni che addestriamo il cavallo. Dico “addestrare”, come ancora facciamo, sbagliando: intendo dire “educare”. Seguendo un’educazione graduale l’addestratore, da terra, come prima cosa insegna al cavallo a muoversi in avanti contro il morso grazie all’uso della frusta sui fianchi. Questo lavoro con la frusta prepara l’animale a comprendere l’azione delle gambe sulla stessa parte del corpo quando il cavaliere è in sella e le gambe danno impulso all’intero meccanismo. L’impulso delle gambe è ricevuto dal morso, che è a contatto con le barre, così che c’è una variazione continua dell’equilibrio quando il centro di gravità si sposta indietro e in avanti ad ogni passo.
Per rendere chiaro questo fatto supponiamo che un cavallo sia montato e sia fermo e che il suo addestramento attraverso le flessioni della bocca e del collo sia avanzato a tal punto che si trova bene “in mano”. Per poter mantenere l’animale in questa posizione, con il centro di gravità come fulcro del meccanismo, il cavaliere applica, diciamo, un livello di forza di dieci chilogrammi, cinque chilogrammi sulla parte anteriore per mantenere la posizione “in mano” e cinque chilogrammi con le gambe per mantenere il contatto con il morso. Tuttavia la posizione “in mano” non durerà e la condizione di equilibrio si perderà.
Supponiamo ora che, per far avanzare il cavallo al passo, il cavaliere, mantenendo sempre il livello di cinque chilogrammi sulle redini, incrementi la pressione delle gambe ad un livello di forza di sette chilogrammi e poi ad un livello di dieci chilogrammi, ma il cavallo ha ancora il centro di gravità dov’era prima e rimane fermo. Se, a questo punto, il cavaliere cede con la mano, il centro di gravità si sposterà avanti e il cavallo partirà, ma la condizione “in mano” che è parte dell’equilibrio andrà persa. Perciò, se le sole gambe non hanno la forza necessaria a spingere il centro di gravità in avanti mentre le redini continuano ad agire, il cavaliere deve avere gli speroni per incrementare l’azione delle gambe. Una volta che il cavallo ha lasciato, se così posso dire, spostare in avanti il centro di gravità, cadrebbe se non estendesse immediatamente una gamba anteriore a farsi carico del peso. Così compie un passo. Man mano che il cavallo si muove in avanti, gli speroni abbandonano il contatto, ma le gambe mantengono la stessa pressione che fornivano prima che fossero applicati gli speroni. Il centro di gravità tornerà nel punto centrale, ma il cavallo continuerà a muoversi in avanti, sempre in una condizione di equilibrio. Tutto questo secondo la prima legge del moto di Newton esposta nel suo Principia. Il corpo, una volta messo in moto da una forza, continua il suo movimento nella stessa direzione anche dopo che la forza è stata rimossa finché non interviene un’altra forza. Perciò il cavallo, senza bisogno di usare ancora gli speroni, continua ad avanzare alla stessa velocità finché non succede qualcosa.
Quindi questo è quello che s’intende con “attacco” degli speroni: niente di brutale, improvviso, forte o inaspettato, ma solo l’incremento dell’effetto delle gambe che da sole non erano sufficienti. Ma l’animale è vivo e di conseguenza possiede sensi e volontà. Esso continua, per un certo periodo, ad avanzare in equilibrio, sotto l’impulso della forza originale. Quindi la mano, le gambe e gli speroni, se necessario, devono di nuovo entrare in azione.
In tal caso gli speroni servono da correzione, non per il loro effetto diretto, ma perché aiutano a ristabilire la condizione di equilibrio e così a inibire la volontà dell’animale, che è la forza disturbante. Sebbene la dimostrazione di buona volontà del cavallo sia una condizione piacevole, è davvero di poca importanza quello che il cavallo pensa. L’unico scopo è ottenere la sottomissione al volere del cavaliere, che attraverso il controllo completo e continuativo del corpo del cavallo, mette in disparte la volontà del cavallo. Solo allora il cavallo è un completo schiavo, incapace di disobbedire, incapace di muovere un arto senza il comando intelligente del suo maestro.
D’altra parte non dobbiamo dimenticare l’importante principio, già accettato, che ogni sensazione fisica imposta al cavallo perde la sua efficacia progressivamente se l’azione è continuativa. Se le gambe o gli speroni sono tenuti fermamente contro i fianchi del cavallo, in breve tempo lo renderanno insensibile alla loro azione. Quindi bisogna risvegliare la sua sensibilità con ripetuti “attacchi”.
Per far questo il cavaliere, dopo aver stabilito un assetto fermo, chiude le gambe gradualmente finché preme con piena forza, mentre il cavallo cammina, trotta o galoppa; la mano nel frattempo rimane ferma e salda e il cavaliere rimane freddo e calmo, sicuro di sé e del suo assetto. Una volta raggiunte queste condizioni, il cavaliere gira le punte in fuori, in modo che gli speroni tocchino i fianchi del cavallo vicino alla cinghia, toccano e si allontanano mentre le gambe mantengono la stessa pressione di prima che gli speroni fossero applicati.
Gli speroni non rimangono in contatto con i fianchi. Il tocco è breve, ma la pressione è ripetuta più volte, in un periodo di tempo di una nota musicale da un quarto, finché il cavallo, calmo e obbediente in una condizione di equilibrio, rimane fermo o avanza alla stessa velocità e alla stessa andatura dell’inizio dell’”attacco”. Tuttavia se il cavallo, in risposta all’”attacco”, indietreggia o rifiuta di avanzare, allora bisogna aumentare il tempo di applicazione degli speroni, finché il cavallo comincia ad avanzare, sempre sulla mano, con il morso in contatto con le barre.
Se il cavallo abbassa la testa quando si usano gli speroni il cavaliere deve prendere le redini del filetto in una mano e fargli sollevare la testa con le redini del filetto, mai con le redini del morso. “L’attacco”è del tutto riuscito quando la testa e il collo del cavallo si spostano con decisione in alto e in avanti sulla mano del cavaliere, il muso è quasi perpendicolare al suolo e la mandibola è aperta.
Quindi si verifica una sensazione ben conosciuta dai maestri dell’arte equestre. Quando “l’attacco” fa portare le gambe posteriori del cavallo sotto la groppa, l’articolazione fra l’ultima vertebra dorsale e la prima vertebra sacrale si apre leggermente, mentre la mano, che agisce sul morso, sposta una parte del peso precedentemente portato dagli anteriori sulle gambe posteriori. Il cavaliere sente il peso del cavallo spostarsi sotto di sé. Sente la sella dare un colpo improvviso quando i muscoli del tronco si contraggono. Eppure non è assolutamente necessario che queste due sensazioni accompagnino la riunione del cavallo verso l’equilibrio. Ho trovato cavalli per cui queste sensazioni non si verificano mai.
Per un giovane cavaliere gli “attacchi” degli speroni appaiono come una cosa terribile e pericolosa. Per un cavaliere esperto sono la cosa più facile. L’equitazione scientifica non considera addestrato un animale se non risponde all’”attacco” riunendosi o se l’”attacco”gli fa perdere l’equilibrio.
L’.”attacco” degli speroni dovrebbe sempre essere eseguito abilmente toucher délicat de l'éperon è la frase del Grande Maestro Comte de la Guérinière. Gli speroni sono i nostri mezzi più difficili da usare. Essi agiscono sulle forze fisiche e morali dell’animale. Essi influenzano soprattutto la sua volontà. Perciò essi sono un mezzo di controllo molto importante se impiegati per la loro “forza degli effetti”. Ma essi sono molto pericolosi quando usati come “effetti della forza”. Tutti i maestri dell’arte equestre hanno accettato il fatto che gli speroni hanno due utilizzi: uno come mezzo per la condotta, uno come mezzo di punizione. Io ammetto il loro uso per la condotta, ma rifiuto il loro uso come mezzo di correzione nell’interpretazione data da altri autori. Ammetto di utilizzare gli speroni quando le gambe da sole non sono sufficientemente potenti come mezzo di condotta, per imporre di forza al cavallo la posizione di equilibrio, in modo da annullare i movimenti di opposizione che nascono nella mente dell’animale. Ma il loro effetto è sempre di rinforzo degli effetti delle gambe, che da sole non riescono ad ottenere la posizione di riunione. Grazie all’uso degli speroni posso correggere una posizione sbagliata che il cavallo assume per rifiuto e che, in caso contrario, potrebbe mettere a rischio il mio controllo su di esso e porterebbe la mia volontà ad essere subordinata all’immensa forza fisica di un bruto non intelligente.
Non credo che un animale sia influenzato da un dolore fisico acuto nello stesso grado in cui lo è un uomo, che per educazione è sempre più delicato fisicamente e più fragile psicologicamente rispetto all’animale, che ha paura solo della morte. Perciò, non è attraverso il dolore fisico che l’uomo domina il bruto, ma piuttosto attraverso l’abile uso delle sensazioni che l’uomo è capace di imporre. Ogni qualvolta il dolore diventa un’abitudine, l’animale non ne tiene più conto.
Ma le sensazioni piacevoli vengono ricordate e così predispongono l’animale all’obbedienza per poter avere carezze e ricompense. Ho già spiegato come lo scopo delle flessioni sia di ottenere un contatto simmetrico delle barre sul morso per effetto delle due gambe usate con ugual forza. Ovviamente, se le gambe non agiscono in modo uguale, il contatto del morso sarà anche ineguale. A maggior ragione, quindi, gli speroni, che sono decisamente più potenti, devono essere usati con precisa simmetria se si vuole mantenere l’animale dritto e simmetrico in tutti i suoi passi e le sue andature.
Per questa ragione è molto importante che i denti delle due rotelle siano ugualmente appuntiti o smussati e che gli speroni siano posizionati alla stessa altezza. Altrimenti “l’attacco” avverrà in modo asimmetrico su zone diverse o sarà più severo su un lato che sull’altro. Io assicuro la posizione dei miei speroni con un piccolo pezzo di cuoio in cima al tallone su cui poggia lo sperone e un corto laccio che passa sotto lo stivale davanti al tallone. Il metodo migliore è seguire il consiglio di Fillis e portare speroni fissati permanentemente sugli stivali. Essi non possono andare fuori posto e agiranno sempre simmetricamente.
Si dice che un cavaliere “applica gli speroni” quando li porta contro i fianchi del cavallo e li lascia in questa posizione. Spesso durante l’educazione del cavallo il cavaliere ha bisogno di richiamare l’attenzione del cavallo, che è stato distratto dalla vista di qualcosa o da un suono o che si è inciampato. Questo atteggiamento del cavallo non dovrebbe mai essere tollerato, altrimenti il cavallo penserà che può sfuggire al controllo del cavaliere per suo volere o per quello che vede o sente. È fondamentale che l’uomo sia padrone dell’animale, sempre e in ogni circostanza. Applicare gli speroni alla minima distrazione è molto efficace, ammesso che il loro uso sia moderato e graduale. Prima dovrebbero essere chiuse le gambe e gli speroni applicati senza causare traumi qualora le gambe si rivelassero insufficienti.
Molti grandi poeti e scrittori parlano di cavalieri che “affondano gli speroni nei fianchi dei loro cavalli” e così li fanno partire come fulmini. Il problema è che far affondare bruscamente i due speroni è esattamente il modo migliore per fermare un cavallo che corre a piena velocità. Il pizzico degli speroni lo fa calciare con le gambe posteriori, che non ricevendo supporto dall’aria, non potranno più spostare il corpo in avanti. Il cavallo dovrebbe sopportare il tocco degli speroni con la stessa calma con cui sopporta la pressione delle gambe. È la ripetizione del contatto che produce l’effetto, non il tocco singolo e brusco. Tuttavia, ciò nonostante, capita che si facciano affondare gli speroni. Certi cavalli sono completamente cattivi per carattere oppure provano sempre a sottrarsi al controllo del cavaliere per rifiuto o per pigrizia. Con tali animali, l’uomo deve, fin dall’inizio, affermare la propria superiorità con forza intelligente. In questi casi non è questione di addestramento o educazione. È una questione di incutere timore, tuttavia senza incutere paura a causa di punizioni eccessive. Il cavaliere deve essere positivo, rigido e severo, ma sempre ragionevole e calmo.
Il risultato di far affondare gli speroni nei fianchi del cavallo e mantenerli in quella posizione è, solitamente, l’inibizione dell’azione dei muscoli grandi pettorali e quindi l’impedimento allo spostamento in avanti del corpo mentre allo stesso tempo si punisce l’animale per un atto di indocilità. Perciò il cavallo, trovandosi nell’impossibilità di usare gli arti per ribellarsi, non può fare altro che sottomettersi al dominio del cavaliere. Ma, se il cavallo non conosce già gli effetti delle gambe e degli speroni, la sorpresa potrebbe gettarlo nel caos. Inoltre il cavaliere, prima di far affondare gli speroni nei fianchi, deve prendere in considerazione l’affilatura degli speroni, la forza, il carattere e il livello di addestramento del cavallo e la sua naturale testardaggine.
Si dice che un cavaliere “pizzica con gli speroni” quando usa questi strumenti inopportunamente e senza ragione. Certi cavalieri amano esibire una conoscenza di come si cavalca fondata su basi errate e rendono le loro cavalcature impazienti o agitate per il continuo pizzicare. Altri, che non hanno un buon assetto, lasciano oscillare avanti e indietro le gambe con il movimento del cavallo. Fortunatamente per questo ultimo tipo il cavallo che sopporta tale trattamento è troppo vecchio o fiacco per preoccuparsi di questo. D’altra parte, nel caso di un animale pieno di energia la conseguenza sarebbe una separazione consensuale in breve tempo. Un ulteriore terzo tipo di cavaliere ha così poca fiducia nel proprio assetto o in sé stesso che, quando arriva l’occasione, ha paura di usare gli speroni in modo giusto e con energia. Egli pizzica con gli speroni perché non ha sicurezza per usarli in modo deciso.
In breve, l’uomo che pizzica con gli speroni è come l’uomo che stuzzica i suoi amici. Uno si rende un seccatore e frequentemente si guadagna la propria punizione che sarà la mancanza di compagni e di veri amici. L’altro, probabilmente, trasformerà un buon cavallo in un animale nervoso ed eccitabile oppure in una vittima, un povero schiavo pigro e confuso. Gli speroni sui talloni sbagliati sono come i fiammiferi, i coltelli e le armi da fuoco nelle mani di un bambino.
D’altra parte certi cavalli sono particolarmente sensibili agli speroni. Non accettano il contatto senza mostrare contrarietà o paura. Alcuni cavalli fanno continui movimenti con la coda o girano la testa per guardare la gamba del cavaliere. Alcuni si fermano, o, se già fermi, in parte si impennano e in parte arretrano. Alcuni abbassano le orecchie e brontolano e sbuffano. Alcuni sbattono i denti. Alcuni urinano per il nervosismo, con getti scarsi e frequenti.
In particolare le cavalle sono soggette a questo disturbo. Solitamente la causa è un’eccessiva sensibilità del pelo dei fianchi e del pannicolo carnoso. La cura è montare per un periodo di tempo senza speroni e con le gambe contro i fianchi. In seguito si usano degli speroni con i denti limati in modo da renderli smussati e ricoperti da cuoio, finché il cavallo si abitua gradualmente a quelli normali. Lo stesso trattamento può essere usato con i cavalli che sono stati resi eccessivamente sensibili ali speroni a causa del loro uso inappropriato. Pochi casi, apparentemente risolti, in seguito hanno recidivato. Alcuni animali sono del tutto incurabili.
In sintesi, quindi, gli speroni, se vengono usati nel modo giusto, sono il nostro mezzo più efficace per ottenere, con l’aiuto della briglia, una posizione dell’animale in cui le difese, le indocilità, le disobbedienze, o le dimostrazioni di paura diverranno impossibili. In verità noi non modifichiamo lo stato mentale del cavallo, ma induciamo l’animale ad assumere una posizione in cui non può manifestare i comportamenti citati sopra.
D’altra parte gli speroni sono strumenti pericolosi se vengono usati da un cavaliere che li utilizza senza moderazione, delicatezza, tempismo e discernimento, come una scimmia con un rasoio. Non c’è niente di più ridicolo di vedere un cavaliere o un’amazzone indossare gli speroni come una decorazione alla moda, con le gambe così distese da portare i talloni vicino alle spalle del cavallo. In questo caso è facile capire il sarcasmo di certi maestri:”sarebbe meglio per un tale cavaliere allacciare gli speroni ai gomiti e usarli contro i propri fianchi.”
Quindi, dal momento che gli speroni sono il mezzo più efficace dell’equitazione,il loro uso richiede moderazione, intelligenza, esperienza, precisione, rigore, tempismo, diligenza, simmetria, precisione e accuratezza come virtù morali e, come fondamento fisico, quel sine qua non, l’accuratezza dell’assetto, senza il quale le altre qualità non sono di alcuna utilità. Infatti il cavaliere ha bisogno del tatto equestre non solo per quanto riguarda le mani e le dita che usano le redini, ma anche per i talloni. La differenza è che un errore fatto con le mani è solitamente, in gran parte, riparabile, ma un errore commesso con i talloni provocherà confusione o ribellione, fatto pericoloso non solo sul momento, ma che potrebbe lasciare un segno indelebile sulla psiche dell’animale e che potrebbe rimanere per sempre incorreggibile. Ho già spiegato come gli effetti delle gambe sui fianchi del cavallo siano indiretti. I muscoli adibiti alla propulsione sono coperti dal pannicolo carnoso. La pressione delle gambe agisce direttamente su quest’ultimo, ma solo grazie all’educazione questo effetto si estende al muscolo grande pettorale. La funzione del pannicolo carnoso è di contrarsi al tocco di qualsiasi oggetto sconosciuto o insolito, come un insetto o un ramoscello. Perciò il giovane cavallo, quando viene montato per la prima volta, reagisce al contatto delle gambe del cavaliere nello stesso modo in cui reagisce a qualsiasi altro fastidio. Se è particolarmente eccitabile, solleva una gamba posteriore e si prepara a calciare. Solo in seguito all’insegnamento il cavallo impara a sopportare il contatto con le gambe del cavaliere con calma e senza insofferenza.
Perciò il primo effetto del contatto è far alzare al cavallo una o entrambe le gambe posteriori. In seguito al nostro addestramento otteniamo invece il movimento in avanti, con l’arto anteriore del lato corrispondente alla pressione che si sposta in avanti. Dopo il primo passo segue il secondo e poi il trotto e il galoppo, tutti movimenti associati ad un più o meno complesso sistema di segnali basati sulle pressioni delle gambe del cavaliere. Questo è sufficiente per poter montare in modo ordinario. Quando il cavallo si ribella, qualunque sia la circostanza della sua disobbedienza o del suo tumulto, usiamo gli speroni per rinforzare l’azione delle gambe.
Quindi, cosa possono fare gli speroni? Senza la collaborazione della mano, nulla. Ma i due aiuti, mano e speroni, che agiscono insieme, costringono l’animale ad assumere la posizione di equilibrio, nella quale tutta la forza del suo corpo è riunita sotto il centro di gravità in modo tale che il cavallo non possa sottrarsi a questa riunione delle sue forze senza il permesso e la guida intelligente del cavaliere.
Poiché, per poter disunire il suo corpo nel caso di una ribellione, il cavallo dovrebbe usare i suoi muscoli in un modo impossibile per legge di natura. Questi effetti potenti degli speroni, tuttavia, non sono mai né violenti né improvvisi, né provocatori. La loro azione è del tutto meccanica e perciò razionalmente calmante e pacificante.
In altre parole, gli speroni, quando sono usati su un animale in una condizione psicologica di agitazione, agiscono come l’olio versato sopra le acque di un mare turbolento. La causa della turbolenza rimane, ma l’effetto locale è annientato. Accade la stessa cosa con il cavallo: le sue emozioni rimangono le stesse, ma non le può esternare. La sua forza fisica è bloccata, come se fosse un pazzo in una camicia di forza.
La procedura per addestrare l’animale all’azione degli speroni è la stessa, in generale, procedura che si segue per l’addestramento all’azione delle gambe, eccetto per il fatto che necessita di ancora più pazienza e gentilezza. Nel caso in cui il cavallo sia stato precedentemente maltrattato con gli speroni l’addestramento è lo stesso, ma ancora più gentile e paziente.
Per questo addestramento ogni cavaliere ha bisogno di tre paia di speroni. Il primo tipo è senza rotella, con l’estremità del braccio arrotondata. Il secondo tipo ha le rotelle con i denti. Va bene quello da un penny o da dieci cent. Il terzo tipo ha i denti corti e duri. Se queste rotelle sono premute fra indice e pollice della mano col guanto e i denti pizzicano attraverso il guanto, allora sono un po’ troppo appuntiti. La lunghezza del braccio dipende dalla lunghezza delle gambe del cavaliere e dall’ampiezza dei fianchi del cavallo, l’uomo che ha le gambe lunghe ha bisogno di speroni con il braccio più lungo. Solo l’esperienza permette di stabilire quale dovrebbe essere la lunghezza adatta.
L’addestratore, attrezzato con speroni del primo tipo, monta a cavallo e lo ferma lontano dalla parete, se il lavoro si svolge in un maneggio, in modo che il cavallo non possa tentare di far strusciare le gambe del cavaliere contro lo steccato o di ferirsi calciando. Quindi chiude le gambe con tutte le sue forze, facendo pressione sui fianchi del cavallo vicino alla cinghia, mentre fa agire le redini tenendole nella mano sinistra. Le punte dei piedi a questo punto sono girate verso l’esterno e lo sperone destro è portato vicino al fianco destro, mantenendosi a pochi millimetri da questo. Il cavaliere tranquillizza il cavallo con la voce e, non appena l’animale è del tutto calmo, applica lo sperone gradualmente e lo tiene contro il fianco, mentre accarezza il fianco destro dell’animale con la mano destra e lo incoraggia con la voce. Siate generosi con questo, non fate economia. Mettete il cuore nella voce e il cavallo capirà le vostre intenzioni. Molto bene! Lo sperone ha agito per un momento. Ricominciate con una ulteriore sequenza. Il cavallo ha sentito il ferro del vostro sperone e guardate le sue orecchie! Ah!ah! sono immobili! Egli sta pensando. Egli sta pensando a qualcosa di non conosciuto, a una nuova sensazione. Fai attenzione, fai attenzione, giovane cavaliere. Voce! Voce! Ce l’hai fatta di nuovo, lo vedo sul tuo viso. Stai sorridendo. Ora incoraggia con la voce, mettici il cuore. Accarezza con la mano destra il punto più vicino a dove ha agito lo sperone che riesci a raggiungere.
Sposta ora le redini nella mano destra e ricomincia la stessa sequenza con lo sperone di sinistra, con lo stesso entusiasmo e con la stessa attenzione. Hai lavorato a sinistra come a destra. Ora fai procedere il cavallo al passo o persino al trotto, per far distrarre ed esercitare l’animale e per far riposare le tue gambe.
Fermati di nuovo nel centro dell’arena. Applica lo sperone destro, con gradualità. Incoraggia con la voce. Fai attenzione, perché se il tuo cavallo è giovane e tu non hai esperienza, nessuno dei due sa dove state andando a parare. Stabilisci il contatto con lo sperone destro. Tienilo fermo e agisci con il sinistro, agisci. Voce! Voce! Hai il contatto su entrambi i lati. Accarezza con la mano destra il collo, i fianchi, la groppa. Mantieni la stessa pressione con le gambe, ma togli gli speroni. Ora voce e carezze. Porta a contatto entrambi gli speroni insieme. È un momento cruciale. Ma ce l’hai fatta! Quindi rilascia il contatto progressivamente, allenta la pressione delle gambe, smonta. Slaccia il barbazzale e manda in scuderia il tuo allievo. Nel pomeriggio ripeti lo stesso insegnamento per tre o quattro volte.
Quando il cavallo sopporta il contatto rimanendo fermo, passa alla prossima richiesta. Da fermo, con le due rotelle in contatto con i fianchi, prova, spostando il corpo in avanti sulla sella, a far avanzare il cavallo. Dopo pochi passi, spostati indietro e fai fermare il cavallo. Di nuovo avanza. E di nuovo fermati. Fai riposare le tue gambe e ricompensa con generosità. Ripeti ancora e ancora. Fai in modo che tutto sia sempre rilassante e calmo, senza scompensi e senza preoccupazione da parte del cavallo.
Poi porta l’allievo vicino alla parete al passo. Mentre cammina tranquillo comincia la pressione delle gambe e aggiungi gradualmente il contatto degli speroni. Mantienilo per pochi passi e poi rilascia, ma continua la pressione delle gambe. Di nuovo crea il contatto con gli speroni, mantienilo per alcuni passi come prima, quindi rilascia il contatto degli speroni, ma mantieni la presa delle gambe. Ancora una volta tocca e rilascia. Infine, crea il contatto con gli speroni, sposta il peso indietro, stringi le dita sulle redini, ferma il cavallo, accarezzalo ancora e ancora, togli gli speroni, rilascia la presa delle gambe, smonta e manda l’allievo in scuderia.
Dovrebbero avvenire sei sessioni di lavoro di questo tipo al passo, con le gambe che fanno una pressione costante e gli speroni che cercano e tolgono il contatto ogni pochi passi. Dopo sei lezioni al passo, eseguite sei lezioni al trotto lento.
Ora che il cavallo sopporta gli speroni al passo e al trotto, è arrivato il momento di cominciare gli “attacchi”. Se il lavoro preliminare è stato svolto bene, il prossimo passo sarà facile. Il cavallo è fermo. Il cavaliere, attraverso le gambe, ottiene il contatto con il morso, il cavallo è sulla mano e leggero. Il cavaliere chiude la mano e tiene le dita chiuse non appena le gambe sono sistemate cominciano a fare pressione. Quindi gli speroni entrano in contatto e, allo stesso tempo, le dita si aprono. Poi seguono: fissità della mano, fissità delle gambe, il cavallo è al passo, carezze, fissità della mano, lavoro delle dita, fissità delle gambe, carezze. Il cavallo è al passo: crea il contatto con gli speroni, chiudi le dita, sposta il peso indietro, il cavallo si ferma. Di nuovo in avanti: apri le dita, speroni, sposta il peso in avanti, fermati.
Dopo che questo lavoro è stato compreso a fondo, la stessa sequenza deve essere svolta dal passo al trotto, dal trotto al passo, dal passo all’alt, dall’alt al passo, dal passo al trotto e così via.
I progressi fatti finora hanno abituato il cavallo al tocco degli speroni e lo hanno convinto che nulla gli farà del male e che non c’è niente da temere. Ora completiamo con gli “attacchi”. Il cavallo è fermo. Il cavaliere si oppone con la mano e trova il contatto con la bocca. Le gambe si chiudono, gli speroni sono vicino alla cinghia. Quindi si stabilisce un contatto delicato e ripetuto degli speroni a cui segue il loro allontanamento per un periodo di tempo di una nota musicale da una ottava.
Questo lavoro va avanti finché, attraverso la flessione della mandibola e dell’articolazione atlo-epistrofeica, il morso perde il contatto con le barre sebbene le mani del cavaliere non si siano mosse. Non appena è stata ottenuta questa flessione di bocca e testa, l’”attacco” degli speroni cessa. L’imboccatura trova di nuovo il contatto e l’”attacco” si ripete come prima.
In altre parole, la tua mano agisce con un livello cinque e anche il tuo “attacco” con gli speroni agisce con lo stesso livello cinque di intensità. Perciò i tuoi due mezzi sono alla pari. Il centro di gravità si trova esattamente nel mezzo del tuo assetto, perpendicolarmente sotto alla tua colonna vertebrale. Così si stabilisce l’equilibrio di tutte le forze. Il tuo cavallo è riunito. Ma se il centro di gravità si trova sotto alla tua colonna vertebrale, mentre il cavallo è fermo, è perché il tuo corpo, dalla testa al coccige, è perpendicolare. Ora, se da questa posizione il corpo si sposta in avanti, anche il centro di gravità si sposta in avanti. L’equilibrio diventa instabile. La tendenza è di cadere in avanti. Le gambe anteriori avanzano per evitare la caduta, si tirano dietro le gambe posteriori e il cavallo parte al passo o al trotto. Quindi, se al passo o al trotto, si perde lo stato di equilibrio, la fissità della mano e un leggero “attacco” degli speroni faranno sì che venga ristabilito, mentre il lavoro delle dita lo manterrà.
Quando il cavallo ha raggiunto un livello di educazione così avanzato da rispondere bene all’”attacco” degli speroni del primo tipo, si ripete lo stesso lavoro con gli speroni del secondo tipo. In seguito, gli speroni del terzo tipo aumenteranno ulteriormente gli effetti delle gambe, senza influenzare la serenità dell’allievo.
Infine, do questo consiglio agli studenti e ai principianti. Man mano che procedete con il lavoro graduale degli “attacchi”, qualche imbecille, artieri, istruttori, il pubblico ignorante, vorranno sapere cosa state facendo e se avete paura del vostro cavallo. Non curatevi di loro. Lasciateli criticare: è molto facile. Ma se trovate uno di questi esperti cacciatori o giocatori di polo che pensano di aver un grande assetto, fate loro provare il lavoro che stavate facendo, esortateli a mantenere il loro assetto mentre applicano e tengono gli speroni in modo esatto, preciso, giusto, simmetrico e accurato. Quindi, se ci provano, osservateli per puro divertimento!