Il maggiore esponente della commedia antica è Aristofane, commediografo dell'utopia e della dissacrazione delle istituzioni. I contenuti sono pressoché politici e durante la commedia, esattamente nella parabasi, gli attori si toglievano i costumi e cominciavano a dialogare con gli spettatori, cercando di coinvolgerli.

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Aristofane
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Il suo primo successo nelle competizioni drammatiche fu nel 427 a.C. con la commedia oggi perduta, Daitaleis, ovvero I Banchettanti, che metteva in ridicolo il nuovo, modernizzante, sistema educativo.

Operò principalmente durante il periodo della Guerra del Peloponneso, che si concluse con la sconfitta di Atene di fronte a Sparta. Il periodo successivo alla sconfitta ateniese del 404 a.C., lo vede ripiegare dalla sua accesa passione e coinvolgimento politico, dedicandosi a commedie più sociali e di costume.

In un'altra commedia giovanile, egualmente non pervenutaci se non frammentariamente, I Babilonesi, attacca Cleone, un demagogo affamato di potere e denaro, anche a costo di sfruttare le città alleate.

L'anno successivo, Aristofane continuò i suoi attacchi anticleoniani, facendone il personaggio centrale dei Cavalieri, messo in scena come "Paflagone" e stigmatizzato senza pietà come demagogo.

Nelle Nuvole beffeggia i sostenitori di Socrate, presentato a metà tra il filosofo naturalista e il sofista, cattivo educatore della gioventù, cui insegna il Discorso Ingiusto che vince in ogni dibattito: il filosofo è visto come un pericolo da scacciare, bruciandone la scuola (il Pensatoio), con gran perplessità della posterità, anche in considerazione della reale - e non teatrale - condanna a morte che colpì il maestro di Platone nel 399 a.C.

Le Vespe trattano l'argomento dei processi e della giustizia in genere, un tema di attualità, in una città così litigiosa come Atene.

Nella Pace, il protagonista, Trigeo, vola fino in cielo, abbandonato perfino dagli dei, disgustati, e libera Pace dalle grinfie di Polemos, la guerra, con l'aiuto di tutti i Greci e con gran disperazione dei fabbricanti di armi e degli altri mestatori. La commedia non a caso è piena di speranza per l'avvenire, in quanto scritta nel momento in cui Sparta ed Atene negoziavano la Pace di Nicia, 421 a.C.

Ci sono pervenuti, poi, anche Gli uccelli, 414 a.C., una sorta di evasione dai litigi e le beghe in cui era piombata la città, da parte di due ateniesi che vanno a vivere tra gli uccelli; le Tesmoforiazuse, ovvero Le donne alla festa di Demetra, ove viene messo alla gogna il tragediografo Euripide in quanto misogino; la Lisistrata, celebre opera incentrata su una sorta di sciopero del sesso da parte delle donne della Grecia intera, per spronare i propri mariti alla pace; Le rane del 405 a.C., in cui lo stesso dio del teatro, Dioniso, stufo del basso livello delle opere teatrali rappresentate ad Atene (i tre maggiori tragediografi Eschilo, Sofocle ed Euripide erano ormai morti, gli ultimi due proprio nell'anno precedente alla rappresentazione di questa commedia), si reca nell'Aldilà per scegliere un poeta che con i suoi consigli possa riportare il grande teatro nella città di Atene. Dopo una comica gara tra Euripide ed Eschilo, la scelta di Dioniso sarà per quest'ultimo.

Infine, l'ultimo Aristofane, nell'Atene degli inizi del IV secolo mise in scena Le Ecclesiazuse, ovvero Le Donne al Parlamento, in cui, con una sorta di colpo di stato comunista, le donne prendono il potere esautorando i deboli mariti e, infine, nel 388 a.C. l'ultima commedia pervenutaci, il Pluto, dove viene narrato il recupero della vista da parte del dio cieco della ricchezza, che, da allora in poi, avrebbe premiato solo quanti se lo meritassero.

Probabilmente morì di lì a poco.

Le opere giunte in forma integrale

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